La Kustermann candidata spacca l'area-Pisapia: «Io non scelgo l'arancione»

La Kustermann candidata spacca l'area-Pisapia: «Io non scelgo l'arancione»

«Mi piace il blu, vedremo». Ma «di certo non sceglierò il colore arancione». Non è questione di look ma politica. Alessandra Kustermann, ginecologa della Mangiagalli, si candida alle primarie del Pd marcando già la distanza dal movimento che portò alla vittoria Giuliano Pisapia, in primis da quel comitato del 51% coordinato da Piero Bassetti di cui pure ha fatto parte. Anche se a coordinare i tavoli di lavoro per sfruttare le sei-settimane-sei per il voto del 15 dicembre e raccogliere in 15 giorni le 3mila firme da 7 Province diverse necessarie per essere ammessi è la stessa Anna Puccio che guido l'«Officina per la città» che gestì programma e campagna di Pisapia. Pd e Sel contano ancora di evitare la guerra delle primarie trovando un candidato che metta d'accordo tutti, e visto che l'unico nome possibile è ancora Umberto Ambrosoli, sono tornati a bussare alla porta dell'avvocato che aveva detto no ai partiti qualche settimana fa. Pressing anche da Roma, il vicepresidente Pd Enrico Letta insiste ma stanno per scadere le 48 ore per la risposta definitiva. E la Kustermann, che ieri ha radunato 120 supporter all'«Ostello Bello» per lanciare il Comitato per la candidatura in Regione come esponente della società civile, è certa che «non farà un passo indietro, è una persona seria ha già dato le sue motivazioni». A suo sostegno invece ci sono già alcuni volti noti. C'è l'assessore Sel della giunta Pisapia Daniela Benelli, che la sosterrà anche se il consigliere regionale del suo partito Giulio Cavalli scenderà in campo («niente contro di lui ma le primarie sono il regno della libertà»). E sono già schierate per la Kustermann (e contro i candidati Pd che verranno) la consigliera comunale Marilisa D'Amico («ha fatto nascere tanti bambini farà rinascere la Lombardia»), la consulente del sindaco per le Pari opportunità Francesca Zajczyc («non dovremo di suggerirle il 50% di quote rosa»), ex consigliera Pd come Paolo Landonio, anche lui presente all'appello. Tra divani e chitarre elettriche dell'ostello gestito da Carlo Dalla Chiesa, l'ex consigliere regionale Pd Carlo Cipriano, il primario storico del Buzzi Ida Salvo.
La Kustermann ha già lo slogan - «Facciamo nascere la nuova Lombardia» - un codice etico che dico no a incarichi o consulenze in strutture private per chi viene eletto («prenderò l'aspettativa»), a nepotismo e favoritismi, e alcuni punti chiari del programma. Tra questi, il taglio degli ospedali in Lombardia, meglio «un numero ridotto di strutture di eccellenza e case della salute», la riproposizione in chiave lombarda di quel Patto per la legalità «che don Colmegna ha promosso a Milano per i rom, chi firma un patto di legalità ha diritto a stare in case non in favelas». Ai leghisti rizzeranno i capelli. Non vuol essere definita né radical chic né salottiera(«non ne ho mai avuto il tempo, frequentavo le sale parto») ma la Kustermann a certa sinistra non va giù anche per l'amicizia con Letizia Moratti, che la candidò due anni fa all'Ambrogino d'oro. Excusatio non petita. Ma ci tiene a infilare una serie di precisazioni. La Moratti «è donna che rispetto sui piano umano, sono fiera che mi abbia candidata ma poi tutto il consiglio mi ha votata». Anche al Longobardino «mi propose Formigoni, ma poi me l'ha assegnato il consiglio».

Ed «era presidente della Fondazione Mangiagalli il socialista Carlo Tognoli quando diventai primario, ma ho vinto un concorso e poi mi ha scelta». E «ho partecipato a commissioni Sanità in Comune e Regione quando governano il centrodestra, sempre gratis, perché a prescindere dal colore politico bisogna dare un contributo, per impegno civico».

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