Otto minuti di terrore e una tragedia evitata solo grazie al sangue freddo di guardie giurate e forze dell'ordine. La vicenda del 26enne egiziano che ieri è riuscito a superare la barriera d'ingresso in Duomo e arrivare fino all'altare, minacciare con un coltello e tenere in ostaggio per pochi ma interminabili minuti un vigilante, fatto inginocchiare a terra, ha lasciato una inevitabile scia di polemiche sulla sicurezza in città, a pochi giorni dall'arrivo del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese a Milano. L'ex prefetto tornerà nella nuova veste a Palazzo Diotti a ferragosto per presiedere il comitato per l'ordine e la sicurezza e pranzare con le istituzioni, sarà presente il sindaco Beppe Sala e quasi certamente il governatore Attilio Fontana, che ha definito l'episodio di ieri «gravissimo e inaccettabile». Lamorgese ha scelto di passare il 15 a Milano perchè «è una città simbolo, rappresenta la parte più produttiva d'Italia e il rischio è che le aziende in difficoltà siano raggiunte dalle infiltrazioni criminali, c'è il rischio di usura e di estorsioni» ha detto nei giorni scorsi, e arriverà probabilmente per annunciare un rinforzo degli agenti. Ma non troverà terreno morbido. «Condivido la scelta di tenere il tradizionale vertice di Ferragosto sull'ordine pubblico in un territorio ad alto rischio o dove lo Stato sembra latitare - afferma il segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi -. Lo aveva fatto nei due anni scorsi anche Salvini, scegliendo nel 2018 la Calabria e nel 2019 Castelvolturno. Per cui condivido la scelta di Milano, città simbolo del degrado e allo sbando sotto il profilo dell'ordine pubblico, con accoltellamenti e stupri ogni giorno, spaccio a cielo aperto, ora pure una guardia sequestrata con un coltello in Duomo e 50mila clandestini che girano senza controllo. Le responsabilità di questa e insicurezza vanno suddivise tra il lassismo e gli errori della giunta Sala e la pessima conduzione del peggior prefetto di Milano, la signora Lamorgese, che nel 2017 e 2018 puntava sull'accoglienza e l'ingresso libero delle migliaia di clandestini inviati dal ministro Alfano». E il capogruppo milanese della Lega ironizza: «Il ministro arriva a festeggiare le proposte di modifica dei Dl Sicurezza, un bell'avvio per la campagna di Sala il pranzo con la ministra spalanca porti». Milano, sottolinea il capogruppo di Forza Italia Fabrizio De Pasquale, «ha bisogno di mettere in funzione il Centro di identificazione ed espulsione. Ogni giorno la cronaca segnala violenze, aggressioni, stupri, danneggiamenti ad opera di immigrati clandestini senza fissa dimora. Solo Sala e Majorino non colgono l'urgenza e continuano a proporre usi alternativi per un luogo che i contribuenti hanno più volte pagato e, per mancata volontà politica del ministro, è ancora chiuso». L'assessore regionale Fdi alla Sicurezza Riccardo De Corato esprime «forti perplessità rispetto alla decisione di lasciare la gestione dei centri d'accoglienza ai Comuni, lo abbiamo già sperimentato in città con risultati disastrosi».
E ricorda gli investimenti per sistemare il Cie di via Corelli, «doveva aprire a marzo ma è ancora chiuso anche se gli irregolari provenienti dall'Africa in Lombardia sono 42.770 e dall'America Latina 16.730, a Milano 15.910 e 12.280. Intervenga e invii più forze dell'ordine».
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