La società multilinguistica e multirazziale ha le sue esigenze e Milano si adegua. La svolta del cinema Arlecchino ne è conferma e si muove coraggiosamente in una direzione internazionale che, se interpretata correttamente, può far del bene anche al pubblico di casa nostra. La storica sala di via San Pietro all'Orto, in pieno centro, tra via Matteotti e corso Vittorio Emanuele, cambia completamente ispirazione. Pur restando ancorata ai film di qualità - che spiegano anche la scelta di escludere la vendita di caramelle e pop corn - da giovedì si convertirà alla proiezione esclusiva di opere in versione originale con sottotitoli in italiano.
L'operazione è chiarissima, attirare il pubblico straniero che diserta, ovviamente, le proiezioni in italiano e contemporaneamente strizzare l'occhio agli spettatori di casa nostra stanchi di assistere a titoli doppiati tra voci falsificate che alterano anche lo spessore e il contesto di molti film in cartellone. Tradotto, per citare un esempio tra le prossime uscite, diverso è assistere a Widows sentendo la voce naturale di Colin Farrell o Viola Davis al posto di alter ego nostrani dai timbri spesso fuori luogo.
La sterzata nella strategia dell'offerta culturale e commerciale si sposa con un adeguamento della struttura che apparirà rinnovata. La sala diminuirà i posti da trecento a 217 con un miglioramento della qualità della seduta e dell'abitabilità. Nuovo anche il nome, almeno in parte. Non più soltanto Arlecchino ma anche l'aggiunta «Film in lingua» per coniugare internazionalità e offerta culturale più raffinata.
Mercoledì sarà l'ultimo giorno che il cinema parlerà italiano. Da giovedì si cambia con un vernissage scontato per l'occasione. Quattro i titoli in programma. Alle 13 The children act di Richard Eyre, alle 15.15 Chesil beach di Dominic Cooke, alle 18.15 A star is born di Bradley Cooper e alle 21.15 Widows di Steve McQueen. Per tutte le proiezioni ingresso speciale a 3 euro. Da venerdì resteranno in cartellone due film con proiezioni alternate. Nella fattispecie, Widows e Chesil beach - ovvero le due novità della settimana - si divideranno alternativamente le quattro fasce orarie con prezzo dei biglietti differenziato.
Settant'anni tondi, l'Arlecchino ha visto la luce nel 1948 e ha ereditato questo nome dalla maschera in mosaico realizzata dallo scultore Lucio Fontana proprio sul soffitto dell'atrio dove si trova la biglietteria. Il locale vantava anche un'altra opera del celebre maestro. Sotto lo schermo, largo 12 metri, si trovava un festone multicolore che veniva esaltato dall'illuminazione, ma assumeva differenti colorazioni e tonalità anche a luci spente.
Per motivi di sicurezza, entrambe le opere di Fontana sono state trasferite per evitare di ingolosire eventuali ladri d'arte. Le tracce di arredamento anni Quaranta sono state invece recuperate per donare un'atmosfera più intima.SteG
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