«Io adoro mia figlia, merito il suo odio perché ho ucciso sua madre. Guai a chi sfiora mia figlia, prego di ottenere un giorno il suo perdono». Per la prima volta Carlo Cosco, ex compagno di Lea Garofalo, si assume la responsabilità del delitto della testimone di giustizia che venne sequestrata in pieno centro a Milano, in zona Arco della Pace, il 24 novembre del 2009 e poi uccisa. Cosco chiede anche scusa a sua figlia Denise, testimone nel processo di primo grado in cui l'uomo e stato condannato, insieme ad altri 5 imputati, all'ergastolo. Lo ha fatto rendendo dichiarazioni spontanee durante la prima udienza del processo d'appello in corso. «Mi assumo la responsabilità dell'omicidio».
L'imputato, nel suo intervento, ha spiegato che «una serie di circostanze» gli hanno impedito di confessare prima e che è pronto a parlare dopo aver ascoltato il collaboratore di giustizia Carmine Venturino, ex compagno della figlia Denise e condannato anche lui all'ergastolo per l'omicidio della Garofalo. Proprio Venturino, in videoconferenza da una località sconosciuta, ha chiesto di essere ascoltato in aula per ribadire quanto raccontato agli inquirenti dopo la sentenza di primo grado, dichiarazioni che hanno cambiato la ricostruzione del delitto. Stando alla sua versione, la donna non fu sciolta nell'acido, ma bruciata «finché rimase solo cenere». E alla luce delle dichiarazioni del pentito, il pg Marcello Tatangelo ha chiesto di riaprire il processo.
La confessione di Cosco ha aperto una nuova ferita tra i familiari della vittima. «Sappia Carlo Cosco che nessuno lo perdonerà mai per quello che ha fatto - ha spiegato Marisa Garofalo, sorella di Lea -. Né Denise, né io, né tutti i miei parenti». «Nessuno potrà mai perdonare lui e i suoi complici - ha aggiunto - perché il crimine che hanno commesso è stato troppo orribile». E attraverso il suo avvocato, Denise Cosco - figlia di Lea Garolfalo - si è detta «sorpresa» della parole del padre. La ragazza, 21 anni, vive sotto protezione dopo aver dato un contributo fondamentale alle indagini e ora è parte civile nel processo.
Ora la ragazza chiede che l'uomo «dica tutta la verità» per chiarire anche quale ruolo hanno avuto gli altri imputati nell'omicidio. Lo ha spiegato il legale della giovane, l'avvocato Vincenza Rando. «Quelle poche parole di confessione non bastano», ha concluso l'avvocato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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