L'highlander del basket «A 51 anni gioco ancora»

«Mitraglia» ha esordito nel 1982. Da allora ha fatto oltre 11mila punti e non ha intenzione di smettere

L'highlander del basket «A 51 anni gioco ancora»

L'highlander della palla a spicchi è lui. Il vero Super Mario ha il sorriso furbo e la parlantina spigliata di un signore che a 51 anni continua a imperversare sui parquet italiani. Perché lui è «Mitraglia» come lo chiamano gli appassionati di basket per il suo tiro micidiale.

Super Mario Boni di Codogno non è un uomo normale, non gli bastano 32 anni da giocatore, non s'accontenta delle 10 promozioni nella sua carriera o delle 18 finali giocate (una sola persa) o degli 11mila punti messi nel canestro avversario, uno dei pochi giocatori ad aver superato quota 10mila nei campionati professionistici, il terzo nella storia del nostro basket ad andare oltre gli 11mila.

Non prende in considerazione le brillanti esperienze vissute in Usa, Spagna e Grecia. A Salonicco, all'Aris lo aspettano ancora come un Dio in terra e Boni ha ammesso di essere disposto a trasferirsi un giorno. No, Mario Boni non conosce la voglia di smettere e, in una sfida contro il tempo, continua a fare canestri, vincere e conquistare promozioni.

Ha firmato per un altro anno alla Monsummano, squadra toscana promossa in serie B grazie a lui. Un successo che ricorda il salto di Teramo in A nel 2003 in cui Boni fu artefice e in onore del quale la società ritirò la maglia numero 20 quando il giocatore andò via. «Cinquantun anni? E chi li sente, io vivo alla giornata, amo il basket e continuerò a giocare finché avrò un briciolo di fiato. La mia fortuna è di non essere un giocatore normale e di essere sempre protagonista. E mi è capitato spesso di essere “in the zone” ovvero in quei momenti di trance agonistica in cui tutto sembra riuscire facile e naturale. Come quando all'inizio di un derby della mia Montecatini con Pistoia misi quattro bombe di fila in tre minuti e dopo sei minuti avevo realizzato 19 punti dei 21 della mia squadra. È magico».

Già, ma cosa può esserci di speciale per uno che è stato capocannoniere in tutti i campionati professionistici? Altro sorriso di Boni: «Continuo a giocare perché mi fa sentire bene, mi dà felicità e mi sembra di volare. Io sono un affamato di vittorie, un tignoso».

Uno che ha superato momenti difficili, come le due squalifiche per doping a causa di prodotti somministrategli da medici che si sono poi assunti la responsabilità degli errori. «Ho scritto un libro profetico: Tornerò! Più forte di prima ».

Uno che con la nazionale non è mai andato d'accordo: «Una sola amichevole in azzurro e a Siena dove mi hanno subissato di fischi. La soddisfazione è che in un'intervista il coach Ettore Messina che mi aveva prima convocato e poi escluso dagli Europei 1993, a una domanda su quale fosse il suo più grande rimpianto, ha risposto di non aver dato spazio a Mario Boni».

Questo è highlander, soprannominato Aeroplanino molto prima di Montella.

A 51 anni guarda al futuro e, come vicepresidente della Giba (associazione italiana giocatori basket) vuol portare avanti progetti per gestire il dopo carriera dei cestisti, inserendoli nella vita lavorativa.

«A volte non si è più chiamati, in altri casi il giocatore smette perché non riesce ad accettare il proprio decadimento fisico. Il mio consiglio è quello di continuare a fare con passione le cose che piacciono».

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