L'omaggio di Frank London alla Giornata della memoria

Al Manzoni il nuovo appuntamento dell'Aperitivo in concerto con le melodie ebraiche del famoso trombettista dei Klezmatics

Luca TestoniDomanda: chi ha saputo re-inventare in chiave musicale l'identità e il misticismo ebraico con lo spirito del tempo moderno? Risposta: i Klezmatics. Alle spalle degli eclettici musicisti di Lower East Side di New York capitanati dal trombettista Frank London, ormai una carriera trentennale. La fondazione risale proprio al 1986. Il loro punto di forza? Aver studiato la musica delle feste delle comunità ebraiche dell'Est Europa dei primi del Novecento (e anche prima), per poi mettere assieme la tradizione askenazita con influenze delle avanguardie jazz, folk e azzardi rock e (persino) heavy-metal e dare vita, così, ad una sorta di klezmer del futuro. Una formula davvero accattivante, alla fine risultata vincente. A ricordarcelo la vittoria ai Grammy Awards nella categoria «world music» e numerose collaborazioni eccellenti: dal virtuoso del violino Itzhak Perlman al poeta Allen Ginsberg, da Robin Williams agli artisti della scena downtown newyorkese Elliot Sharp, John Zorn e Marc Ribot e agli ex Led Zeppelin Robert Plant e Jimmy Page.Domani mattina alle 11 Frank London, amato e popolarissimo solista dei Klezmatics, che qualcuno ha ribattezzato come un «poeta della cultura musicale yiddish», sarà il grande protagonista dello show al Teatro Manzoni targato Aperitivo in Concerto edizione 2015-2016. Uno show che, per ammissione stessa del musicista della Grande Mela, vuole essere un omaggio (anticipato) alla Giornata della Memoria del 27 gennaio attraverso la proposta in anteprima di «The Glass House Project». Dietro il concerto, un doppio nobile intento: ricordare tanto le vittime della Shoa in Ungheria quanto la famosa «Üvegház», la «fabbrica di vetro» nel cuore di Budapest in cui nel 1944 trovarono rifugio oltre 2mila ebrei e da cui ne furono salvate decine di migliaia (sembra 70mila) grazie al sistema elaborato da Carl Lutz, diplomatico svizzero che, come il nostro Giorgio Perlasca, è stato poi nominato «Giusto fra le nazioni» proprio per l'azione svolta nella capitale magiara durante l'Olocausto. «La storia della Glass House di Budapest mi ha profondamente commosso. Quell'edificio per me rappresenta un mix di innovazione, protezione, coraggio e creatività. Ideali e valori che si riflettono in questo progetto musicale in cui collaborano musicisti statunitensi e colleghi ungheresi», ha spiegato il leader dei Klezmatics.

Per rileggere alla sua maniera una molteplicità di fondi fonti musicali ebraiche e zingare dell'Ungheria, London ha infatti voluto essere affiancato da connazionali del calibro del chitarrista Aram Bajakian e del contrabbassista Pablo Aslan e da alcuni musicisti ungheresi come il sassofonista Béla Ágoston, Edina Szirtes Mókus (voce e violino) e Miklós Lukács (cimbalom).

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