Maran si candida in Regione e a sinistra volano gli stracci

L'assessore scende in campo e chiude a M5S e Moratti. Il segretario Pd: "Non c'è ancora accordo su primarie"

Maran si candida in Regione e a sinistra volano gli stracci

Niente cravatta, capelli accorciati, l'assessore comunale del Pd Pierfrancesco Maran, 42 anni, raggiunge il palco nel foyer del teatro Parenti per lanciare la candidatura alle Regionali «contro Attilio Fontana e Letizia Moratti» sulle note di «Buon viaggio» di Cesare Cremonini che dice «coraggio, lasciare tutto indietro e andare, partire per ricominciare». E i vertici del Pd, a giudicare dalle reazioni stizzite, gli spediscono il biglietto di ritorno a casa (almeno per ora). Il salto in avanti di «mister preferenze», il più votato alle Comunali 2021, prestazione non sufficiente a garantirgli la delega desiderata in giunta e neanche la candidatura alle Politiche, manda (ancora più) nel caos il centrosinistra. Maran pressa da inizio ottobre per le primarie. «O c'era una strategia dilatoria o non mi dicano ora che i tempi sono stretti» manda a dire «c'è una certa allergia».

Dopo la discesa in campo di Letizia Moratti con il Terzo Polo che ha trovato - a dispetto delle manovre romane - un muro nel Pd lombardo, e dopo il no di Cottarelli, Pisapia e Del Bono è spuntata la carta dell'eurodeputato Pierfrancesco Majorino che piace a sinistra e potrebbe recuperare M5S. Maran ha convocato in fretta la conferenza stampa ieri per annunciare la discesa in campo e chiarire: «Se si palesano proposte alternative», Majorino o altri, «è fantastico, non pretendo di essere l'unica possibilità del centrosinistra. Ma da oggi la coalizione ha una proposta, diversa da Fontana e Moratti anche dal punto di vista generazionale. E la mia storia politica mi dice che non si viene cooptati per ruoli di questo tipo, ma scelti dai cittadini». Majorino non fa eccezione. Maran sostiene che la sua candidatura «rompe gli schemi. Risponderò ai cittadini e non alla politica chiusa nelle stanze». Messaggio ai vertici dem, a cui non lesina bordate. Dopo le sconfitte «di solito c'è voglia di rilanciare ma è passato un mese e mezzo e nessuno ha voglia di cambiare le cose.

La Lombardia è la roccaforte del centrodestra da 30 anni, se ce la giochiamo senza pre condizioni magari riusciamo a fare il colpaccio». Boccia la convergenza del Pd su Moratti, auspicata dall'ex senatore Pd Zanda: «Sarebbe inspiegabile, governava fino a 10 giorni fa col centrodestra. Se l'obiettivo è un accordo dei gruppi dirigenti per candidare lei dico che è il motivo per cui Zanda è responsabile di decenni di sconfitte. Gli accordi di palazzo ammazzano la politica». Se si vota il 12 febbraio «mancano 92 giorni. Cercherò di allargare la coalizione il più possibile. Nessun elettore del terzo polo si sentirebbe a disagio a votare per me». Esclude ticket con Moratti e chiude a M5S: «Non c'è spazio, non siamo quelli del no. Qui non hanno mai sfondato perchè rappresentano la decrescita infelice». Il segretario lombardo Pd Vinicio Peluffo dovrebbe dimettersi? Risponde che «non è problema di questo momento, ma il partito deve ripartire presto da zero a ogni livello».

Ha avvisato del passo il sindaco Beppe Sala, Enrico Letta, Peluffo. Ma la replica del segretario è tranchant: «Nella riunione con le forze civiche venerdì abbiamo proposto il metodo primarie ma non c'è ancora accordo. Se qualcuno pensa che la strada della coalizione sia da abbandonare per una corsa solitaria del Pd si pone in netta contraddizione con quello deciso insieme. Se la priorità è diventata il congresso regionale, non è tema di oggi ma ne discuteremo negli organismi dirigenti e collegiali, a partire dalla direzione di lunedì. Se Maran vuole le primarie a prescindere dalla coalizione, si confronti lì». Anche per il segretario di Sinistra Italiana Matteucci «Maran si è tuffato in una piscina senz'acqua. Le primarie non ci sono e non ci saranno». E difende i 5 Stelle. Majorino manda un messaggio (anche) all'altro Pier: «Dobbiamo fare di tutto per vincere, per questo serve una coalizione combattiva e il più possibile ampia e unitaria. Il mio appello a tutte-i è di provarci, ragionando sui nomi più efficaci e le proposte da mettere in campo». Coi tempi così stretti per molti scannarsi tra dem fino al 18 dicembre mentre gli sfidanti sono in campo sarebbe suicida. Ad ascoltare Maran vari assessori (Riva, Conte, Romani, Tancredi, Scavuzzo, gli ex Tajani e Del Corno), Pietro Bussolati, Emanuele Fiano (che esclude di correre e sposa il passo avanti di Maran), Lia Quartapelle, Filippo Barberis, volti della sinistra riformista (Corritore, Cerami, Dragone). Il portavoce M5S Dario Violi attacca Maran: «Comprendo la reazione stizzita, in meno di 3 mesi è sfumata la corsa in Parlamento, la candidatura Pd-Terzo Polo e anche noi abbiamo detto no».

Calenda torna a pregare i dem: «Lorenzin, Di Maio e Casini sì e Moratti no? Non è una pericolosa estremista. C'è pregiudizio ideologico». Nel foyer tanti si chiedevano se Moratti rischierà di arrivare terza o si tirerà fuori.

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