Roberto Di Stefano, sindaco leghista di Sesto San Giovanni. Nel 2017 ha scippato il «fortino rosso» alla sinistra dopo 72 anni. Si ricandida per difenderlo?
«Certamente. E sono sereno, ho trovato un Comune con 26 milioni di buco, c'era un piano di rientro in 30 anni ma già a dicembre 2021 l'ho chiuso ufficialmente. Ho ereditato dalla sinistra una società fallita e oggi ha conti sani, 65 milioni di fondi intercettati, abbiamo pure demolito l'inceneritore inquinante dopo 40 anni».
Proprio a Sesto a fine 2016 era arrivato ed è stato ucciso dalla polizia l'attentatore di Berlino Anis Amri, lo stop alla maxi moschea fu uno dei primi atti in giunta. Cosa succede dopo il Pgt approvato la scorsa estate?
«Sesto finchè governo io non avrà una maxi moschea. Abbiamo approvato il Piano delle attrezzature religiose che deve indicare per legge le aree dove sviluppare luoghi di culto fissando dei vincoli che impediscono strutture come la Mecca d'Italia da 2.500 mq che il Pd aveva già autorizzato per 50 anni. Col limite di altezza a 10 metri ad esempio niente minareti. Abbiamo aumentato del 200% la dotazione di parcheggi richiesta rispetto alla superficie degli immobili, per un'area da 1.400 mq, 700 di volumi complessivi, servibbero due piani di silos. E a differenza di Milano non autorizzo bar o biblioteche dove ghettizzarsi, possono usare quella comunale. Ho usato gli strumenti urbanistici per disincentivare l'investimento. C'è già una struttura da 250 posti per la comunità musulmana, per il fabbisogno sestese è più che sufficiente».
Condivide il timore che via Padova diventi un quartiere ghetto?
«A Milano c'è un errore di approccio da parte del sindaco Sala, stanno creando strutture su un modello non di integrazione ma di ghettizzazione, diventeranno un grosso problema».
E come giudica l'escalation di violenze a Milano, dai fatti di Capodanno?
«In quasi tutti i casi sono coinvolti stranieri anche di seconda generazione. Da un lato sono entrati tantissimi immigrati e le politiche di integrazione non hanno funzionato. Dall'altro, nei Comuni dove si è fatto un lavoro capillare sulla sicurezza si percepisce meno il problema, dove il tema è trattato in maniera ideologica, come a Milano, ci si trova a gestire situazioni difficili che rischiano di diventare polveriere. Anche tenere i vigili in smart working invece di mandarli a presidiare il territorio è stato da pazzi, noi li vogliamo operativi, meno multe e controllo del territorio. E abbiamo installato oltre 150 telecamere di ultima generazione, pure gli altoparlanti».
Ossia?
«Stiamo chiudendo i parchi con inferriate moderne e videosorveglianza. Alle telecamere abbiamo aggiunto gli altoparlanti, se ci sono assemebramenti di giovani di notte mandiamo l'ultimo avviso a voce e la pattuglia dopo 5 minuti, idem se qualche donna viene importunata. Nel 2017 Sesto era tra i Comuni più insicuri della città metropolitana, nel 2021 il contrario. E abbiamo il record di oltre mille allontanamenti».
Sesto ha ospitato
anche il test dei vaccini «by night», oggi è il terzo e ultimo venerdì.«É stato un successo incredibile, quasi mille il primo venerdì e 600 il secondo, il 10% prime dosi, il 15% pendolari che lavorano in Lombardia».
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