«L'hanno convinta dopo molte insistenze a vaccinarsi, ma mia sorella non voleva assolutamente farlo e quando domenica mattina mi hanno chiamato per dire che la stavano portando d'urgenza in ospedale mi si è gelato il sangue». E da allora non riesco più a dormire la notte, io e la mia famiglia siamo angosciati e sconvolti». Ivan è il fratello della ragazza di 26 anni che domenica è stata ricoverata d'urgenza al Policlinico di Milano per trombosi cerebrale sedici giorni dopo la vaccinazione con Astrazeneca. La giovane donna lavora in uno studio dentistico come assistente alla poltrona. «La cosa ora importante è che le sue condizioni rimangano stabili, in leggerissimo miglioramento». Dall'ospedale intanto arrivano notizie a cui aggrapparsi. «È cosciente e vigile, e si alimenta da sola», spiegano dall'Irccs, e la prognosi resta riservata. Ma a casa la famiglia è a metà strada tra la rabbia e la preoccupazione per la ragazza. «Ora quello che conta è solo mia sorella, io non riesco a parlare con lei da domenica, dall'ospedale mi hanno detto che è cosciente ma una gamba e un braccio non si muovono. Ma qualcuno dovrà pagare per questa negligenza, perchè tutti questi giorni in cui stava male nessuno è intervenuto tempestivamente?». Ripensa ai giorni prima del vaccino Ivan e non riesce a crederci. «Mia sorella stava benissimo, sia chiaro, non aveva nessuna patologia. Lei non voleva neppure farselo quel vaccino». Poi, fin da subito sono arrivati gli effetti negativi. «Ha subito avuto la febbre, le hanno detto che era normale, ha preso una tachipirina, ma dopo un paio di giorni sono tornati i mal di testa, il male alla schiena e la nausea. Sempre più forti. Aveva paura ed era preoccupata. Ha chiamato il medico di base, le ha spiegato di aver fatto il vaccino, lui le ha dato da prendere un forte antidolorifico e niente di più. Intanto i trombi stavano salendo al cervello. Quando è arrivata in ospedale aveva la testa gonfia». È quel lasso di tempo lunghissimo che fa tremare. Passano i giorni senza che nessun accertamento venga richiesto come se non ci fossero già stati casi fin troppo simili, come la giovane donna di 33 anni, insegnante, anche lei in buona salute, prendeva la pillola, dopo il vaccino Astrazeneca la trombosi e poi la morte.
Nel caso della giovane di Milano passano sedici giorni prima di quella domenica mattina. Le convulsioni e la coinquilina che si accorge subito della situazione e chiama l'ambulanza. «Ma mi sembra tutto così ingiusto. Ma come è possibile, e ora chi pagherà?».
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