A giugno, davanti a tutte le telecamere, il sindaco di Milano Giuseppe Sala aveva corretto gli atti di nascita di bimbi di due donne nati in Italia ma tramite fecondazione eterologa. Era stato un gesto impegnativo che il sindaco aveva commentato dicendo: "Siamo felici che nella nostra città siamo tutti uguali". Ma adesso, quest'uguaglianza sembra essere già finita: come dimostrato dal caso di due uomini che hanno raccontato le loro vicissitudini al Corriere della Sera.
Il Comune di Milano si è infatti rifiutato di riconoscere un atto di nascita di un bimbo di una coppia gay. Questa volta non composta da due donne ma da due uomini. E a questo punto la domanda sorge spontanea: perché due donne sì e due uomini no? Il Comune di Milano afferma che "il Ministero dell’Interno non si è ancora espresso sulla tematica oggetto delle istanze di trascrizione degli atti di nascita con paternità omosessuale e ha invece interessato l’Avvocatura di Stato". Eppure è dall'inizio dell'anno che il Comune agisce ugualmente, e aveva aveva riconosciuto i figli di due coppie di padri gay milanesi, che avevano ottenuto un figlio grazie all'utero in affitto.
Sta di fatto che ora queste due bambine rimangono in un limbo. "Mentre sul loro passaporto americano sono registrate come figlie sia mie che di mio marito, in Italia non hanno genitori" spiega uno dei papà.
E in effetti il cambio di rotta lascia perplessi, soprattutto per la differenza di trattamento fra uomini e donne. Una divergenza che uno dei due padri commenta così: "significa che il Comune di Milano considera noi padri dei genitori di serie B, meno genitori degli altri?".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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