"Il mio museo di soldatini dal generale Custer al Führer"

Un imprenditore ne ha collezionati 30mila, con cui rivive battaglie storiche: rarità da migliaia di euro

"Il mio museo di soldatini dal generale Custer al Führer"

Chino su un tavolo illuminato pieno di carte militari, Adolf Hitler studia con gli alti gerarchi nazisti le prossime strategie di guerra. Piccolo particolare: le figurine (nel gergo collezionistico «figurini»), tanto realistiche da sembrare animate, sono in piombo, siamo in pieno 2018 e la luce non è quella di un segretissimo bunker berlinese ma di un ufficio-museo nel cuore di Milano, al 18 di via Fontana, dietro il Palazzo di Giustizia.

Se solo potesse alzare gli occhi, dipinti a mano come tutto il resto, il Führer in miniatura realizzerebbe la sua folle utopia di dominare la Storia: dai longilinei fanti di Ramses II ai corpi speciali che scovarono Bin Laden, tre millenni di guerre e battaglie riprendono vita nella più grande collezione di soldatini in Italia, una delle maggiori al mondo.

Un gioco per bambini? Non ditelo a Roberto Perillo, imprenditore milanese di 45 anni, molti dei quali trascorsi a mettere insieme, con tanta pazienza e non pochi denari, la bellezza di oltre 30mila pezzi, che il pubblico può visitare -su appuntamento- nel weekend. «Anch'io ho iniziato per gioco -dice-, con i classici soldatini di plastica». Da lì alle prime serie storiche in edicola il passo è stato breve, la passione folgorante: «Poi ho capito che non era solo un gioco, ma un mondo affascinante che ora si sta perdendo: tra i produttori italiani è rimasto solo l'Antonini, di Roma, che usa ancora metodi tradizionali. Anche i collezionisti sono sempre più in là con l'età: io sono tra i più giovani, mio figlio a 4 anni preferisce già il telefonino».

Il mercato, però, regge ancora. Si acquista via internet, per passaparola, oppure alle mostre-mercato: la più famosa del mondo è a Chicago. Qui da noi c'è Militalia, in questi giorni a Novegro, alle porte di Milano. Ma quanto costano? «Un soldato semplice, ben fatto, almeno 60 euro, che raddoppiano se è a cavallo. Ma la vera ricerca è quella dei ritirati, i fuori produzione: il mio Hitler è valutato 2.500 dollari». Non parliamo della carica dei Carabinieri a Pastrengo: «16 pezzi su diorama, 10 mila euro. Niente in confronto a un treno tedesco con obici e armamenti, pochissimi esemplari al mondo: con quella cifra porti a casa il solo locomotore».

Tra le altre chicche navi romane, samurai giapponesi, scene di vita sotto le Piramidi ma anche tanto Rinascimento, con la battaglia di Pavia, gli antichi Stati italiani, Napoleone a Waterloo e l'America di cowboy e nativi, con lo scontro di Little Bighorn dove trovò la morte il comandante Custer. E tra i sogni proibiti, un modellino del Bounty prodotto in soli tre esemplari. «Ora sono in trattativa per una collezione di 50 pezzi sulla guerra franco-indiana, metà '700. Intanto ho arricchito il museo di due diorami: uno in stile Apache e un forte nordafricano della legione straniera. Ogni tanto capita che qualche collezionista molli, per età, spazio o altro. E spesso chi colleziona non pubblicizza molto: pochi giorni fa ho sentito che Sotheby's ha battuto una collezione di 500mila soldatini, e nessuno sapeva niente».

Perillo non è da meno: a differenza della maggior parte dei collezionisti, non si è specializzato su un'epoca in particolare, ma punta sulla completezza. Così, al ritmo di almeno 50 mila euro all'anno, senza contare spostamenti, tempi ed energie per la ricerca, ha costruito una collezione che potrebbe valere fino a un milione.

«Ma entrare qui e tornare bambino non ha prezzo, poi l'idea non è quella di venderla: quando sarà il momento vorrei darla a un'istituzione, come il Castello Sforzesco, che sappia valorizzarla anche come occasione didattica. Qui vengono già scolaresche, i bambini sono entusiasti».

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