Moschea abusiva "dentro casa". E ora la Cassazione condanna gli islamici

Prima condanna per le moschee abusive a Milano. Dopo diversi sopralluoghi della polizia locale che hanno appurato l’abuso edilizio nello scantinato di via Cavalcanti adibito a moschea, la Corte di Cassazione ha condannato penalmente l’associazione islamica proprietaria dei locali. Abu Hanif P., il rappresentante della Bangladesh cultural and welfare association, dovrà scontare sei mesi e pagare 9mila euro di multa.

Come riporta Il Corriere, la ragione della sentenza è il reato compiuto nel commissionare i lavori per trasformare un magazzino in moschea. Il cambio di destinazione d’uso del sotterraneo è infatti avvenuto senza permessi di costruire. Una mossa che ha fatto infuriare i residenti del civico 8, costretti a vivere secondo le regole dettate dagli islamici e con un viavai di centinaia di persone sconosciute dentro casa ogni giorno. (GUARDA IL VIDEO)

Viene da chiedersi se almeno dopo questa decisione della Cassazione anche la sinistra di Sala condannerà la prevaricazione dell'associazione musulmana. "Ormai è rimasta solo la sinistra a non vedere la realtà, ovvero gli abusi in serie commessi dalla Bangaldesh cultural and welfare association", attacca Silvia Sardone, consigliere comunale ed europarlamentare della Lega. Bisogna anche ricordare che Sala in campagna elettorale aveva promesso la chiusura di questa moschea. Alla fine, però, non ha fatto un bel niente. Sardone ricorda poi che esiste anche una legge regionale con dei paletti urbanistici ben precisi da rispettare.

E il fatto ancora più paradossale è che

l’amministrazione comunale, anziché chiudere i luoghi di culto irregolari, ha avviato la regolarizzazione di quattro moschee abusive del capoluogo lombardo. "Perché - si chiede Sardone -i musulmani devono avere corsie preferenziali?"