"Neonati abbandonati? L'ancora di salvezza sono le culle termiche"

Appello di Fabio Mosca, direttore della Neonatologia e della Terapia intensiva neonatale della Mangiagalli. Berlusconi: "Offriamo alle donne un'alternativa"

"Neonati abbandonati? L'ancora di salvezza sono le culle termiche"

Si trova in via della Commenda 10, è si tratta di un locale esterno che garantisce l'anonimato a chi lascia il bambino. «Il problema è che la culla non è ancora abbastanza conosciuta - spiega Fabio Mosca, direttore della Neonatologia e delle Terapia intensiva neonatale della Mangiagalli - anche se noi diamo a tutte le madri che vengono dimesse dopo il parto la brochure per pubblicizzarla, nel caso decidessero di non tenere il figlio. Bisogna anche far sapere che tutti, clandestini compresi, possono partorire in ospedale nell'anonimato e non riconoscere il proprio bambino: questo è l'unico modo sicuro per la madre e il neonato. Così decidono di fare ogni anno circa 5-6 donne» spiega a proposito della madre che ha abbandonato la sua bimba a sei ore dal parto in un parcheggio nell'ospedale San Gerardo di Monza. La bimba è in ottime condizioni ed è curata dal personale dell'ospedale. «L'altro aspetto da migliorare è riuscire a intercettare il disagio, e far conoscere tutte le realtà che si occupano di aiutare le donne in difficoltà. Ora che andiamo incontro a una crisi sempre più profonda e che le disparità sociali aumentano, è ancora più importante fare informazione, a livello istituzionale» conclude Mosca.

Al terzo piano della scala B della clinica Mangiagalli si trova il Cav, il Centro di aiuto alla vita, fondato da Paola Bonzi 38 anni fa e diretto ora da Soemia Sibillo che nel 2019 ha accolto la sua eredità con grande passione. Qui si aiutano le donne (in media 1500 all'anno) che hanno dei dubbi sulla prosecuzione della propria gravidanza, nell'80 per cento dei casi per motivi economici. Si tratta spesso di donne sole, senza una rete famigliare o abbandonate dal marito o compagno, a volte senza lavoro o con un lavoro precario. Nei casi più gravi non hanno nemmeno una casa o sono sotto sfratto. «Qui accogliamo donne, con i loro mariti o compagni quando ci sono, di tutte le nazionalità e di tutte le religioni, grazie anche all'aiuto di interpreti e mediatori culturali, senza giudicare nessuno. Facciamo colloqui di ascolto attivo - spiega la direttrice Sibillo - sulle motivazioni per cui pensano di interrompere la gravidanza: prevalentemente si tratta di motivi economici e sociali. Noi offriamo loro un'alternativa ovvero un piano di aiuto personalizzato. Attenzione: non si tratta di aiuti assistenziali, ma di un percorso verso l'autonomia, dai primi mesi fino al compimento del primo anno di età del bambino. Così c'è l'opportunità di colloqui psicologici per la mamma o incontri di gruppo, dipende dalle esigenze». Gli aiuti concreti offerti dal Cav consistono nel fornire l'arredo necessario per il bambino, passeggini, pannolini e tutine ma anche sostegni per pagare le bollette o gli affitti arretrati, un servizio di supporto alla burocrazia, che va dalla conoscenza dei bonus e dei sostegni alla maternità alla scelta del pediatra all'iscrizione al nido. A disposizione per i casi «più gravi» 4 appartamenti.

Il tutto nell'ottica di accompagnare la donna nella costruzione di una relazione serena con il proprio bambino e della conquista dell'autonomia. «Il lavoro è un aspetto fondamentale di questo percorso - continua Sibillo - cerchiamo di aiutare le donne a riacquistare l'autostima, le aiutiamo ad aggiornare il cv, ma stiamo lavorando a un grande progetto sul lavoro perchè queste donne possano diventare indipendenti.

A volte, infatti, hanno messo da parte le loro competenze sotto le pressioni di mariti e compagni». Per portare avanti quest'opera di «salvataggio» serve però l'aiuto di tutti perchè «ogni bambino non nato mancherà a tutti noi» per dirlo con le parole di Paola Bonzi (www.cavmangiagalli.it).

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