Bisognerebbe tener conto del numero di abitanti e del reddito pro capite. È questo il criterio ribadito dal Viminale nello stabilire le nuove quote di accoglienza, regione per regione. Ed è da qui che arriva quel numero diffuso ieri, 3.421, corrispondente ai nuovi posti letto che la Lombardia dovrà mettere a disposizione, per i migranti presenti e ancora senza una sistemazione, ma soprattutto per quelli che arriveranno, in aggiunta agli oltre 12mila richiedenti asilo già presenti sul territorio.
Dove trovare questi posti? Nessuno sembra avere la risposta. Ma quello che è chiaro è che per il momento, a Milano come nelle altre province lombarde, si continuerà a seguire un altro criterio: quello dei posti disponibili. I migranti che arrivano vanno dove c'è spazio in quel momento. A parte quelli che una volta sbarcati fuggono, e si avventurano su per lo Stivale fino a Milano e diretti oltralpe con mezzi di fortuna, tutti gli altri vengono caricati su dei bus e da lì finiscono all'hub di Bresso. Dove lavorano i funzionari della Croce Rossa Italiana e quelli della Prefettura di Milano. Da qui, poi, alcuni restano e altri vengono smistati un po' nei centri di Milano (dove al momento ci sono 1.080 posti) e un po' alle Prefetture delle altre province lombarde, ciascuna delle quali interagisce direttamente solo con il Viminale. Il tutto in base, appunto, alle disponibilità del momento.
Si andrà avanti così almeno fino a venerdì prossimo, 18 settembre, giorno in cui è fissata una riunione tra Prefettura, comune di Milano, assessorato regionale alla Sicurezza. Per parlare del funzionamento delle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, ma anche e soprattutto della questione: dove trovare questi posti in più? Quali alternative ci sono all'hub di Bresso, che nelle intenzioni più volte espresse dal prefetto Francesco Paolo Tronca dovrà rimanere solo come centro di prima accoglienza? Per il momento si sa che le tende usate finora entro l'inverno saranno sostituite, ma il nodo resta: bisogna trovare luoghi alternativi. Un'ex caserma, forse.
Fino a venerdì, comunque, i migranti in attesa di un tetto sotto cui dormire andranno, con buona pace dei criteri del ministero dell'Interno, laddove c'è posto. A cominciare dalle province più grosse. Come Bergamo, dove si contano 1.186 letti, al netto di eventuali nuovi accordi con strutture private, per avere spazi con cui tamponare l'emergenza
Anche perché un coordinamento, a livello regionale, non c'è. O almeno non attraverso il Pirellone. La notizia delle quote, infatti, ha fatto infuriare la titolare regionale alla Sicurezza e Protezione civile Simona Bordonali: «Come al solito apprendiamo le notizie dai giornali.
Sono due anni che chiediamo al Viminale di essere coinvolti, ma di fatto le Regioni - tutte - vengono tagliate fuori. Le prefetture lavorano senza di noi, avviene tutto a livello locale, con i sindaci che spesso mi chiamano, perché si trovano a dover gestire situazioni calate dall'alto».Twitter @giulianadevivo
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