Pardi e Leoni, un ruggito sul grande schermo

Inizia "Le vie del cinema": tra le chicche Spike Lee, Van Gogh e "First man"

Pardi e Leoni, un ruggito sul grande schermo

Tra Pardi e Leoni, la fauna cinematografica dell'estate ormai agli sgoccioli irrompe in città proprio sul finire della «Movieweek» che sembra così protrarsi ancora fino a fine mese. Perché se è vero che oggi comincia l'ormai tradizionale rassegna «Le vie del cinema» con il meglio - presunto - dei titoli di Locarno e Venezia è vero anche che dall'1 ottobre scatta «Cinemadays», quattro giorni di promozione a 3 euro in tutte le fasce orarie per le sale che aderiscono.

I film insomma non finiscono mai e per gli appassionati non c'è che l'imbarazzo della scelta. Quelli che partono oggi sono otto giorni di proiezioni con novità assolute che presto affolleranno i grandi schermi ufficiali, ma i più impazienti potranno già assaggiare in quest'occasione. Non è tutto oro quello che luccica, però, e le scelte vanno ponderate perché molti festival avanzano le loro credenziali, così il meglio vero spesso slitta verso altri appuntamenti. «Le vie del cinema, comunque, propongono opere di pregio.

Una di queste è BlacKkKLansman di Spike Lee, in concorso a Cannes dove ha vinto il Grand Prix e in passerella a Locarno dove è arrivato primo nella classifica stilata dal pubblico. Storia semiseria di un infiltrato nel Ku Klux Klan, esorcizza il tema del razzismo senza cadere nella retorica di concetti e parole che hanno affollato i dibattiti snob dell'ultimo decennio. Chi lo perderà non si strappi i capelli, il film sarà in sala da giovedì.

Da non scartare il Pardo d'oro A land imagined di Yeo Siew Hua, regista di Singapore che racconta il dramma del caporalato e del lavoro subappaltato nella città-stato in cui è nato e vissuto. Spaccato di un cinema orientale in decisa crescita che rappresenta i paesi emergenti come l'iracheno Yara di Abbas Fahdel, decisamente bucolico e agreste, ma destinato a chi non chiede ritmi «americani» e storie complicate. Qui è tutto esile. Forse anche troppo.

Sorprendente il turco Sibel che narra la storia di una ragazza muta che comunicava fischiando. Un'opera che non lascerà indifferenti ma si rivolge a chi non ama il mainstream. Due pezzi fortissimi vengono direttamente dalla laguna. At eternity's gate di Julian Schnabel, che a suo tempo firmò lo splendido Prima che sia notte, ci riprova con l'arte e stavolta sceglie Van Gogh, interpretato da Willem Dafoe che conquista la Coppa Volpi per la recitazione maschile.

Un pittore dall'alta capacità di seduzione e un attore al suo primo titolo dopo molte candidature fallite e Oscar sfiorati (Platoon, L'ombra del vampiro, Un sogno chiamato Florida). Una garanzia la regia di Damien Chazelle che dopo il musical La La Land ha portato a Venezia First man, storia del primo uomo che ha messo piede sulla luna con Ryan Gosling nei panni di Neil Armstrong.

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