Pd, se il consigliere milionario si fa pagare tre euro per le pile

(...) in corsi di formazione per la classe politica. E persino più del fiume di denaro per le trasferte, i pernottamenti fuori sede, i taxi e gli aerei. È il fastidioso paradosso degli spiccioli. Dei pochi centesimi caricati sulle spalle dei contribuenti. È la cifra di un'abitudine che ha perso ogni senso della misura. È la sproporzione ingiustificabile tra una ricchissima busta paga e il braccio corto del consigliere lombardo, capace - a fronte di una busta paga da 9mila euro netti al mese - di chiedere alla collettività l'euro e 50 centesimi del biglietto del tram, i 3 euro e 20 spesi per una confezione di batterie, o il costo di colazioni e coffee break, che messi tutte insieme hanno raggiunto i 10.400 euro. È un costume trasversale all'intero emiciclo di Palazzo Lombardia. E se il mese scorso sono diventate famose le caramelle acquistate con denaro pubblico da Renzo Bossi e i lecca lecca di Pierluigi Toscani, ora tocca all'opposizione.
L'inchiesta della Procura è alla stretta finale, e molto probabilmente nuovi inviti a comparire saranno notificati entro la fine del mese. Ma al di là della rilevanza penale delle spese sostenute dai consiglieri di Pd, Sel, Idv, gruppo Misto e Partito Pensionati (e sempre giustificate come «attività istituzionale»), a suscitare una buona dose di fastidio sono proprio le spese minime. Quelle da pochi euro. Quelle per cui sarebbe molto più sbrigativo pagare di tasca proprio ed evitarsi la noia di compilare il modulo per il rimborso.
Eppure, il gruppo del Pd ha messo in nota spese il 6 marzo 2012 la bellezza di 3 euro e 20 centesimi usati per compare delle pile, il 3 maggio altri 7 euro per stampare volantini, il 6 giugno altri 9 euro (sempre batterie), il 21 settembre 4 euro e 20 per «custodie cd», poi 10 euro per «materiale cancelleria» datati 8 ottobre, e 8,98 euro per «acquisto pile per videocamera» il 27 novembre. Ancora, il 19 gennaio un consigliere Democrat ha chiesto 19 euro di «rimborso per materiale informatico», il 23 febbraio 6 euro e 10 per «trasporto», il 12 luglio qualcuno compra un «libro» a 16 euro, e il 31 luglio 8,20 euro di taxi. Otto e venti. Domanda: ma se la cifra è così bassa, forse il tragitto non era così breve da potersi muovere a piedi o con i mezzi pubblici? Probabilmente sì, ma il punto è un altro. Il dubbio non li sfiora, tanto che qualcuno lo mette anche nero su bianco. Il consigliere Elisabetta Fatuzzo, unico rappresentante del Partito Pensionati, nel rendiconto 2011 scrive che nei rimborsi per trasporti ci sono «taxi, treni, metropolitana». Un euro e 50 per il bilietto del metrò, e sembra tutto normale. Ma almeno, l'ha pubblicato on-line (forse senza accorgersi della topica).

E lo ha fatto anche il Pd, sul proprio sito web, alla voce «trasparenza». Postilla per i contribuenti: lo «sviluppo software per catalogazione spese online-trasparenzala» dei Democratici è costato quasi 4mila euro di denaro pubblico.

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