La visione dei filmati delle telecamere della zona, e dell'autobus della linea 72, ha confermato quel che si sapeva. Così potrebbe essere identificato e arrestato nelle prossime ore il conducente della Toyota Yaris di colore grigio chiaro che domenica alle 9.30 ha investito un ciclista 79enne sulle strisce pedonali e poi è fuggito senza soccorrerlo all'angolo tra via Jona e via Gallarate. L'uomo, il pensionato Angelo Zanella, che al momento dell'incidente era a piedi e portava la bici a mano, stava andando, come ogni domenica, a far visita alla tomba della moglie, al vicino cimitero Maggiore. È morto quello stesso pomeriggio, poco prima delle 14, all'ospedale Niguarda dove le sue condizioni si sono progressivamente aggravate. I vigili urbani del radiomobile, che si occupano dell'indagine, sembrano ormai sulle tracce del pirata della strada che, inizialmente, anche secondo quanto emerso dalle registrazioni delle telecamere, sembrava avesse accennato a fermarsi, ma poi si è dato alla fuga. Gli investigatori della polizia municipale lo invitano a costituirsi per rendere meno pesante la sua posizione. Dai rottami rimasti sull'asfalto, infatti, i vigili sarebbero già risaliti al numero di telaio e quindi all'immatricolazione del mezzo.
Ciclisti e pedoni sono vulnerabili anche in questa Milano agostana e semi deserta. Già nel dicembre 2009, la nostra città deteneva un pessimo record. In quel periodo, visto il moltiplicarsi degli incidenti stradali e dei pedoni e dei ciclisti travolti anche sulle strisce pedonali, l'Aci aveva infatti effettuato un'indagine per cercare di capire quali fossero gli incroci in cui l'allerta deve essere superiore alla norma. Quello che emerse fu che era proprio una strada del capoluogo lombardo la più pericolosa d'Europa: si tratta infatti di via Palestro, la zona collocata all'ingresso dei giardini Montanelli, all'angolo con corso Venezia. In questo studio - un vero e proprio monitoraggio riguardante 31 città del nostro continente - Milano era al primo posto in Italia davanti a Roma e a Napoli. Proprio in seguito ai risultati di quell'indagine, l'incrocio venne completamente ricostruito, dotato di semafori e precedenze che prima non esistevano (era un comune incrocio con un attraversamento pedonale piuttosto sbiadito) e lungo tutto corso Venezia, vennero costruite piste ciclabili e rifatti i marciapiedi.
Le strade pericolose però, da allora, restano ancora tante in città, troppe. In particolare anche i lettori ci segnalano la zona compresa attigua al parco Sempione che comprende viale Melzi d'Eril, corso Sempione e via Mario Pagano. Ma anche tutta la zona d'incroci che separa il punto di congiunzione tra via Padova e via Palmanova, via Tommaso Gulli 31, a San Siro e via Ernesto Breda 27.
Il codice della strada richiede ai comuni di reinvestire il 10 per cento degli introiti delle multe in opera a tutela del pedone: illuminazione, strisce sbiadite, semafori, protezioni a tutela di marciapiedi e passaggi pedonali. Chi decide dove e come intervenire è il settore traffico. Che, forse, in questa direzione, dovrebbe occuparsi più a fondo della periferia.
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