Artista o imbrattatore? L'eterno dilemma si pone ora a proposito di uno dei writer milanesi più conosciuti, finito a processo per aver scritto i propri versi sui muri della città. Si tratta di Ivan Tresoldi (nella foto), in arte semplicemente Ivan, poeta di strada con voce dedicata su Wikipedia e collaborazioni con università, trasmissioni tv e cantanti internazionali.
Per le scritte comparse tra il 2011 e il 2014, Ivan è accusato di imbrattamento. Nell'interrogatorio di ieri davanti al giudice Roberto Crepaldi della Seconda sezione ha rivendicato la propria opera: «Io non deturpo lo spazio pubblico, le mie vernici sono ad acqua e le opere si cancellano col tempo». Sono una ventina i suoi lavori, in diverse zone della città, contestate dal pm Elio Ramondini. Si tratta di brevi poesie, una sola strofa, come «Scriviamo un futuro semplice per un passato imperfetto», «Una pagina bianca è una poesia nascosta». Oltre a quelle che lo hanno reso famoso: «Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo», scritto alla Darsena, o «Il futuro non è più quello di una volta».
Il caso nasce da una scritta sul muro di fronte alla Biblioteca Bicocca che ha portato un gruppo di guardie ecologiche
a sporgere denuncia. Interrogato dalla polizia locale, Ivan, difeso dall'avvocato Angela Ferravante, si è autodenunciato. Ha sostenuto di «agire sempre dopo avere condiviso le sue intenzioni con gli abitanti della zona».
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