Riecco i Legnanesi, 70 anni di dialetto e gag

Storico anniversario per la compagnia che andrà in scena dal 29 al Teatro della Luna

Antonio Bozzo

Recitano nel dialetto di Legnano, imparentato con il milanese, ma ostico alle orecchie più si scende e ci si allarga nella Penisola. Eppure i Legnanesi trionfano dappertutto: sono la compagnia più longeva e hanno più spettatori di Vasco Rossi, per dare l'idea. Festeggiamo i 70 anni con lo spettacolo 70 voglia di ridere c'è. L'ho scritto con mia moglie Mitia», dice Antonio Provasio, autore, capocomico e regista, oltre che interprete nei panni di Teresa, moglie del Giovanni (Luigi Campisi) e madre di Mabilia (Enrico Dalceri). «Siamo al Teatro della Luna dal 29 dicembre al 3 marzo del nuovo anno. Poi andiamo in tournée. Il mio sogno è arrivare a Napoli, ne ho parlato con Vincenzo Salemme, ci aspetta. Poi vorrei che i Legnanesi diventassero una trasmissione televisiva. Non dico un format, ma qualcosa di simile lo meritiamo».

Lo meritano. Chissà con che sguardo amorevole li seguono dall'aldilà i fondatori Felice Musazzi e Tony Barlocco, due metalmeccanici che con Luigi Cavalleri imbastivano spettacoli all'oratorio di Legnarello. Il cardinale Schuster, padrone di casa, ordinò loro di evitare rappresentazioni con donne (pericolose tentatrici di provincia). Così nacque la compagnia dove le femmine sono maschi vestiti da donna: una buona partenza per disporre alle risate. Dagli inizi, la storia è una costante ascesa. Oltre al pubblico popolare, i Legnanesi hanno conquistato una platea raffinata e convinto i critici. Perché non c'è ombra di volgarità. Si ride, si sfiorano i doppi sensi, si fa riferimento (di striscio) all'attualità politica: mai imbarazzando con le parolacce, come purtroppo succede persino in Parlamento.

«Stiamo al passo con i tempi. Vedere il mondo da una casa di ringhiera, litigando e discutendo in dialetto, ma con ricorsi all'italiano per farci capire, come faceva il genovese Gilberto Govi, ci fa apprezzare anche dai giovani». I Legnanesi sono una macchina da guerra. Hanno magnifiche scenografie e boys ballerini, da mettere invidia a grandi musical; costumi e regia di alto livello; copioni di ferro, che ammettono felici improvvisazioni. «Nel nuovo spettacolo - aggiunge Provasio - Teresa sogna di andare a vivere nei nuovi quartieri di Milano, davanti al Bosco Verticale. Suo vicino di casa è Fedez. Teresa, manco fosse Chiara Ferragni, gli fa girare la testa, o almeno lo immagina».

Teresa influencer, «perché non ha fatto il vaccino», scherza Provasio. Ma è solo un sogno, anche se la pagina Facebook della Compagnia fa faville. La famiglia Colombo e le sue sue beghe di cortile è stata seguita, l'anno scorso, da 60mila spettatori solo a Milano. Continuerà il successo e ci si aspettano altri riconoscimenti dalla critica.

Sarà difficile replicare il plauso di Alberto Arbasino, che scrisse forse esagerando: «Con i Legnanesi per la prima volta il proletariato parla di sé, illustra con efficacia incomparabile i conflitti, drammatici e talvolta ridicoli, tra la vecchia anima popolare e le alienazioni più moderne».

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