«Nel 2016 ci fu una straordinaria campagna che riportò Forza Italia a Milano al 20% e la nostra capolista alle comunali, Maria Stella Gelmini, fu la più votata», 11.990 preferenze, dietro Matteo Salvini con 8.025, «ma quell'eredità non è stata curata, quell'entusiasmo si è sgretolato in pochissimi mesi e nessuno ha ha mai fatto mea culpa». Alan Rizzi, sottosegretario regionale, consigliere dai tempi di Albertini, ex assessore della giunta Moratti e uomo della prima ora in Forza Italia, ne ha viste tante dentro al partito ed è convinto che la nomina della vicepresidente del Senato Licia Ronzulli a commissario regionale «è importante e indica la volontà di ridare anima e corpo a Forza Italia. È una fedelissima di Silvio Berlusoni e quindi è il segnale che intende riprendere in mano e rilanciare il partito proprio in Lombardia dove è nato e dove si torna al voto nel 2023». La scelta comunicata sabato sera ha scatenato qualche mal di pancia che potrebbe tradursi in esodo verso altri lidi dopo le prossime amministrative del 12 giugno. Il coordinatore uscente Massimiliano Salini, area Gelmini, si è detto subito «sorpreso e amareggiato della rimozione» e ha rifiutato la nomina a responsabile per i rapporti con le associazioni imprenditoriali che gli è stata offerta. «Ha fatto male - secondo Rizzi -, ognuno di noi è chiamato a mettersi a disposizione del partito». Ma è convinto che «non ci saranno terremoti» e «se qualcuno sentirà la necessità di fare qualcosa di diverso, vuol dire che ce l'aveva già in testa». Secondo Rizzi fu «un errore dar vita a un prodotto politico come Piattaforma Milano che rischiava di sfasciare anche a Fi» o «mettere da parte chi ha contribuito a far nascere Fi e ha fatto parte della squadra del 2016, cito Andrea Mascaretti che fu messo da parte e passò in FdI, consentendo al partito che non aveva neanche un seggio di entrare a Palazzo Marino». Oggi «vedo di nuovo un futuro per Fi, poi starà a Ronzulli avere la capacità di trasferire questo rilancio nella testa degli altri». Con la sua figura «è ancora più chiara anche la collocazione di Fi. Siamo storicamente alleati di Lega e FdI, qualche anima vorrebbe spostare Fi al centro, ma non Berlusconi e chi non va in quella direzione non fa parte della storia e del percorso di Forza Italia». Tra i «ronzulliani» a Palazzo Marino ci sono sicuramente il capogruppo Alessandro De Chirico e il consigliere Gianluca Comazzi che è anche capogruppo in Regione. «Gelminiano» e vicino a Salini invece Marco Bestetti e in Regione fanno parte della corrente senz'altro i bresciani (Mattinzoli, Calzeri, Tironi), Fabrizio Sala, Gabriele Barucco. Giulio Gallera appoggia il turn over: «Licia è una donna molto determinata e appassionata che vive l'impegno politico con grande serietà e dedizione».
Per Bestetti è stato «un cambio del tutto inaspettato, appreso dalle agenzie. Penso che Salini abbia lavorato bene, con equilibrio e competenza, non conosco le ragioni che hanno portato a questo brusco cambio in piena campagna elettorale. Non è facendosi le scarpe l'un l'altro che si conquista la fiducia dei cittadini. Il presidente Berlusconi si merita una classe dirigente che lavori di più e litighi di meno. Gli avversari stanno a sinistra, non in casa nostra. Ogni tanto è bene ricordarselo». L'assessore Mattinzoli ha scritto su Facebook: «Chi, come me, è di Forza Italia fin dalla nascita del partito qualche interrogativo sui fatti di questo fine settimana movimentato se lo sta ponendo, com'è normale che sia». Comazzi sostiene che «con il voto alle porte in 128 Comuni lombardi e le Regionali tra meno di un anno abbiamo il dovere di restare uniti, evitando divisioni e personalismi che farebbero male a tutti.
Ronzulli è una figura di altissimo profilo che vanta lunga esperienza politica e istituzionale: sono certo che da commissario darà un grande contributo in vista delle sfide che ci attendono. La sua nomina è arrivata su impulso di Berlusconi e le decisioni del nostro leader non si discutono».
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