"Sì a qualche moschea ma l'islam radicale sarà escluso per legge"

Il deputato della Lega: "Sala prepara i bandi? Il governo fisserà i requisiti per partecipare"

"Sì a qualche moschea ma l'islam radicale sarà escluso per legge"

Alessandro Morelli, deputato e capogruppo della Lega. Quando l'ex sindaco Pisapia lanciò bandi per le prime moschee la Regione leghista fissò norme urbanistiche per bloccarli. Ora Sala ha pronto il piano per regolarizzare 4 centri abusivi e mettere a bando due aree che rispettano quelle norme. Cosa vi inventerete per fermare ancora l'iter?

«Qualche moschea si farà per forza, ma potranno regolarizzarsi o partecipare ai bandi solo quelle sigle che rientrano nel perimetro che sarà fissata presto dal governo».

Fuori l'Islam radicale?

«Fisseremo dei requisiti chiari, come il rispetto delle regole, della parità uomo-donna, delle nostre tradizioni e dei nostri valori, e chiederemo chiarezza sui finanziamenti. Siamo contrari al modello di viale Jenner per intenderci e ad altre sigle che in questi anni hanno dimostrato di non sapersi integrare. Stiamo lavorando con rappresentanti islamici e di altre religioni per capire anche dal punto di vista normativo come procedere. Interverremo da Roma perchè ci sia apertura nei confronti di associazioni coerenti e rispettose del nostro modello culturale e sia escluso chi in passato ha dimostrato di non sapersi integrare».

Dopo lo stop ai fondi per le periferie Sala ha dichiarato che il governo Lega-M5S «non può calpestare la dignità dei sindaci». I 18 milioni per il quartiere Adriano arriveranno forse nel 2020...

«Se Sala fosse stato veramente ossessionato dalle periferie come continua a ripetere avrebbe cantierizzato per tempo le opere che invece, rispetto ad altri Comuni sono in ritardo, non sono ancora in fase esecutiva. Il governo ha deciso di non bloccare fondi destinati idealmente a opere che sono solo nei sogni e non sulla carta per metterli a disposizione di chi è più avanti. Coi governi amici del Pd forse Sala era abituato a stare su un piedistallo, da buon meneghino dovrà presentare i progetti e rispettare i tempi».

Non ha ragione però a pretendere che Milano sia capofila dei Giochi invernali 2026? La candidatura con Torino e Cortina non rischia di diventare un mostro a tre teste?

«Da sindacalista di Milano sarò orgoglioso di contribuire a portare le Olimpiadi a Milano, detto questo a Sala sfugge che sono un bene per il Paese, sembra più preoccupato di conquistare un palcoscenico elettorale per i prossimi tre anni, vuole essere sicuro che sarà attore unico. Giustamente invece il governo sta facendo una partita che guarda agli interessi dell'Italia, nessuno ha il timore che Milano non sarà nei fatti la capofila. Per evidenti ragioni non può esserlo Torino che ha ospitato i Giochi nel 2006 nè Cortina che ha una cinquantina di dipendenti contro i 16mila di Milano, non avrebbe la struttura».

Silvia Sardone è appena uscita da Forza Italia e potrebbe bussare alle porte della Lega, altri potrebbero seguirla sperando magari in una candidatura alle Europee. Speranze ben risposte?

«Indubbiamente molti esponenti di Fi e non solo stanno bussando, non parlo solo di Milano. La Lega ha sempre aperto le porte a tutti ma il percorso delineato da Salvini e di cui io sono ferreo sostenitore prevede regole ferree, non ci sono scorciatoie e il Carroccio non è un taxi da cui salire e scendere. Chi entra inizia a lavorare da militante per parecchio tempo.

Sarebbe molto improbabile, per dire, visto che mancano pochi mesi, che una new entry fosse in lista alle prossime Europee. E se c'è un chi esce da un partito perchè non ha ottenuto ruoli nonostante migliaia di voti sappia che può finire anche peggio, da noi non contano le preferenze ma il bene del movimento».

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