Beppe Sala prova a sotterrare l'ascia di guerra contro la Regione. Non ha fatto mancare la sua vis polemica anche nella fase più dura della pandemia. Ma ieri ha aperto il consiglio comunale con un discorso sulla nuova fase dell'emergenza richiamando tutti («me per primo») ad uno spirito di leale collaborazione istituzionale, senza pensare ai tornaconti elettorali. A Milano il Covid ha già portato via «più di 2.400 vittime», oggi i ricoveri in terapia intensiva «sono ancora molto sotto i picchi primaverili ma preoccupa il trend». E «impressionano», ammette Sala, sono i flash dei giorni scorsi a Napoli, la gente esasperata scesa in strada nonostante i divieti. La rabbia sta montando anche a Milano. «Non possiamo ignorare - sottolinea - che condizioni come quelle attuali generano rabbia e frustrazione anche nella nostra città. Convivere con la pandemia significa essere in grado, razionalmente, di tenere in equilibrio le ragioni della salute e quelle dell'economia. Ed è su questo equilibrio, sempre precario, che si gioca il ruolo della politica». Significa «prima di tutto, tenere bene in vista le priorità: e quella più importante riguarda le ragioni dei più deboli, anziani, poveri. Avere equilibrio significa rendersi conto che nessuno può pretendere di uscire vincitore da questa vicenda. Chiunque basi le sue decisioni su calcoli elettorali o su interessi di parte non merita la responsabilità politica che gli è stata affidata dal voto dei cittadini. Tutti, io per primo, non dobbiamo essere condizionati neanche per un attimo dal calcolo degli interessi o del consenso di parte. Tutti, io per primo, dobbiamo lavorare a una grande collaborazione tra le istituzioni per non sprecare neppure un attimo, un euro, una cura per far sì che salute e economia siano continuamente al centro dei nostri pensieri». La pandemia «non accetta la contrapposizione a tutti i costi né la ricerca del colpevole di turno. Gli italiani, e i milanesi prima di tutti, non capiscono né apprezzano questo spettacolo di continua contrapposizione: questo è il momento dell'unità, della ricerca di soluzioni utili e praticabili, della collaborazione tra istituzioni, anche e soprattutto di colore politico diverso. Che non vuol dire annullare le differenze». Sala difende il Governo («sta cercando di mediare le necessità del sistema e dei territori»). E ammettendo che «non sono mancate e non mancheranno discussioni tra Comune e Regione» riferisce che dai giorni scorsi «abbiamo attivato una collaborazione fattiva con Ats per aumentare l'efficacia della sanità di prossimità che più ha mostrato i limiti in questa crisi». Annuncia che sul modello dell'hotel Michelangelo nei mesi scorsi, a breve sarà attivato un centro Covid per le quarantene «nel quartiere Adriano (e altri potranno seguire)», si tratta di una nuova rsa gestita da Proges con 70 stanze, si aggiungerà alla struttura già attiva presso l'Aeronautica Militare a Linate. E «abbiamo dato disponibilità ad attivare uno o più drive-in dedicati alle scuole, potrà collaborare anche il Ministero della Difesa». Il Comune riattiverà «Milano Aiuta» per la consegna dei pasti a persone in stato di povertà estrema e sta pubblicando un bando da 5,5 milioni per le microimprese.
Ma Sala durante il dibattito con l'opposizione sulla ricostruzione della polemica sulla didattica a distanza alle superiori e sulla proposta del leghista Alessandro Morelli di un «anno bianco fiscale» («il bilancio è una cosa seria, gli esperti si rivolterebbero nella tomba» ribatte il sindaco). Morelli mette alla prova le buon e intenzioni di Sala e gli chiede di istituire «un Tavolo Milano, coordinato da lui e dal governatore Fontana, per decidere la linea da tenere in vista di Recovery Fund e Milleproroghe, e avere risorse per Milano». La Lega e Fi tornano a chiedere anche lo stop di Area C.
«Bene che Sala voglia collaborare - afferma il capogruppo Fi Fabrizio De Pasquale - ma finora non ha mai condiviso nulla. Proponiamo nuova riduzione Tari e Tassa insegne, voucher taxi agli over 65, stop Area C e sosta a pagamento per evitare assembramenti».
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