A tredici giorni dal voto, il referendum per l'Autonomia lombarda sta mettendo a dura prova gli schieramenti. Se nei giorni scorsi si è aperta una frattura tra la leader di Fdi Giorgia Meloni (nettamente contraria) e la Lega - ma anche con i colonnelli locali di Fratelli d'Italia che qui sostengono il voto - nel centrosinistra che va in ordine sparso circola un certo imbarazzo. Due giorni fa il ministro e vicesegretario del Pd Maurizio Martina ha aperto un match su facebook con il governatore Roberto Maroni, ribadendo che «il referendum è inutile e credo che molti cittadini se ne rendano ben conto». Il presidente leghista ha ribattuto che «a certi sinistri un pò fighetti proprio non piace dare a parola al popolo sovrano, d'altra parte da sei anni sono in governi che nessuno ha votato», e ha ricordato al ministro dem che tra i cittadini sprovveduti che hanno pure costituito dei comitati per il sì ci sono anche «il sindaco di Bergamo Giorgio Gori» - in corsa contro Maroni alle prossime regionali - e «il sindaco di Milano». E ieri in effetti Beppe Sala è tornato a smarcarsi. «Tra la linea di Martina che non adrà a votare e quella di Maroni - ha ribadito ieri - io sto a metà, nel senso che condivido il fatto che si potevano trovare altre formule e non fare il referendum. Però voterò sì. Il mio invito è ad andare a votare nella consapevolezza che il referendum si poteva anche evitare, ma ormai c'è e quindi andiamo a votare e votiamo sì». Nelle prossime due settimane Sala continuerà a fare campagna con i sindaci del Pd, «nel limite delle mie possibilità - ha precisato -la campagna però deveservire soprattutto a una cosa: a cosa serve questo referendum, a cosa mira e cosa può cambiare, perché io temo che la gente non l'abbia ancora capito. Bisogna far capire che non è deliberativo, ma avvia un percorso. Da questo punto di vista capisco che c'è ancora ignoranza».
Per il rush finale sta organizzando una grande mobilitazione il suo ex sfidante a Palazzo Marino, il leader di Energie per l'Italia Stefano Parisi che ieri ha lanciato una campagna con gazebo nelle piazze e incontri. «Crediamo nella maggiore autonomia dei territori per togliere alibi alla politica, per tagliare la spesa pubblica e le tasse, aumentare gli investimenti per le infrastrutture - afferma Parisi -. Sindaci e governatori devono essere responsabili delle entrate fiscali e delle spese. Autonomia non vuol dire più soldi per la Regione ma meno tasse per i cittadini. E meno tasse, meno burocrazia, meno leggi e più investimenti.
Questa è l'autonomia di cui hanno bisogno i nostri territori. Al nord come al sud». Sabato promuoverà trenta gazebo nei capoluoghi di provincia e non solo, a Milano ci saranno due presidi in piazza Cadorna e piazza Argentina.ChiCa
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