Sala "spinge" i Verdi che gli legano le mani. E apre a solo 3 dibattiti

Capolista Monguzzi, contro stadio e sviluppo. Spunta il decimo sfidante: Bryant Biavaschi

Sala "spinge" i Verdi che gli legano le mani. E apre a solo 3 dibattiti

L'hanno definito un «ritorno a casa» o «ritorno al futuro», lo storico ambientalista Carlo Monguzzi lascia il Pd per approdare in Europa Verde e guiderà la lista in tandem con Elena Grandi, assessore uscente del Municipio 1 (che tecnicamente avrà il nome in cima). «Sono stato io a spingere per questo ritorno perchè credo che i Verdi abbiano bisogno di essere rafforzati - ha raccontato il sindaco Beppe Sala -. Monguzzi non è sempre stato allineato alle mie idee, ma a me fa paura chi non ne ha, non chi la vede in maniera diversa. É giusto discutere all'interno, cercare di lavare i panni sporchi quanto più in famiglia e poi riportare la sintesi all'esterno». Peccato che durante il mandato la sua maggioranza non sia arrivata «a sintesi» su importanti progetti di sviluppo come il nuovo stadio di San Siro, un investimento da 1,2 miliardi e 3.500 posti di lavoro, o sul recupero degli edifici dismessi come il Pirellino, il progetto di Coima disegnato dall'architetto Boeri con la «Torre botanica», un nuovo grattacielo nel quartiere Porta Nuova. Il manager Sala continua a ribadire lo slogan «ascolto tutti, ma decido io». Eppure progetti strategici per una città in cerca di riscatto dopo la pandemia sono rimasti al palo, bloccati dai veti ambientalisti. É mancato il coraggio di portare (ad esempio) la dichiarazione di pubblica utilità sullo stadio in consiglio comunale, o l'elenco dei palazzi dismessi che possono essere riqualificati con un bonus volumetrico, delibere che scottavano, rinviate al prossimo mandato se il centrosinistra centrerà ancora la vittoria. Il problema è che i Verdi Europei - come desidera Sala che mesi fa li ha accusati mesi fa di «non aver fatto bene i compiti» visto che in Italia sono rimasti fermi al due per cento mentre in altri paesi europei viaggiano a doppia cifra - questa volta puntano più in alto. «L'obiettivo della lista è superare il 5 per cento, sono sicura che faremo un grande risultato» afferma Elena Grandi. E un'ala ambientalista più forte, insieme alla lista di sinistra Milano Unita che ha già alzato i paletti su progetti di sviluppo come San Siro, rischia di condannare i milanesi a veder spuntare tante altre piste ciclabili e zero piani di crescita. Sulle questioni ambientali «ci vuole qualcuno che spinga, e le metta al primo posto» è la promessa di Monguzzi. Sala invece insiste su Milano come laboratorio politico del centrosinistra. Ha allargato l'alleanza ai Verdi e strizza l'occhio ai 5 Stelle. «La politica deve sperimentare nuove vie -dice -, andare oltre certi steccati, e le elezioni milanesi saranno un test importante a livello nazionale».

Il capogruppo di Forza Italia Fabrizio De Pasquale ricorda che la Regione, «venendo incontro alle richieste del Comune ha approvato a tempo record alcune modifiche alla legge sulla Rigenerazione Urbana. Ora siamo preoccupati perché la delibera che dà attuazione alla legge e che definisce a quali quartieri si applica è ferma, non è stata portata in consiglio per le divisioni all'interno della sinistra e della giunta, tra sindaco e Maran. Si dovrà aspettare almeno fino a dicembre per approvare le misure per la rigenerazione urbana». In pratica «per non creare problemi all'anima verde della maggioranza prima delle elezioni rischiamo di tenere ferme 180 aree o edifici abbandonati e di paralizzare le attività di centinaia di imprese e migliaia di professionisti e lavoratori. Per tenere buoni i verdi si lasciano marcire tante aree degradate delle periferie». Federico Filippo Oriana, presidente di Aspesi (l'associazione delle società di sviluppo immobiliare) afferma che «i pressing tentati fino all'ultimo non sono bastati, a questo punto la delibera slitterà al prossimo mandato ma c'è il rischio che tra voto e insediamento del prossimo consiglio si vada oltre la scadenza del 31 dicembre».

Da due giorni c'è la data del voto, primo turno il 3 e 4 ottobre e eventuale ballottaggio il 17 e 18. «Bene così, prima sarebbe stato anche meglio - sostiene il sindaco -. Agosto sarà un mese di campagna un po' più leggera e settembre quella vera, per i tempi che corriamo un mese è tanto tempo per far conoscere le nostre idee». Garantisce che non si sottrarrà ai confronti ma mentre settimane fa ne aveva ipotizzati diversi ora restringe le possibilità, «devo fare anche il sindaco - risponde -, penso sia giusto immaginarne tre e non vivere di confronti in cui poi ci si dice le stesse cose». E ieri è sceso in campo il decimo candidato sindaco, il 36enne Bryant Biavaschi per la lista civica «Milano inizia qui».

Tra i 40 punti del programma c'è la creazione di Innovation Town, «un'area zona franca di Milano, avanguardia europea di tecnologia e green», il trasporto pubblico con battello sui Navigli, l'installazione dei semafori intelligenti per migliorare la viabilità, l'opposizione alla creazione alle piste ciclabili «disegnate con lo spray, senza protezioni».

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