Salvini, cartellino rosso a Sala: sei moschee non sono priorità

Alt al piano sui luoghi di culto. Il ministro: «Rom? No zone franche»

Dal palco della tavolata multiculturale al parco Sempione, giusto una settimana fa, il sindaco Beppe Sala si era definito «l'anti Salvini a Milano». Ha provato a sfidare il ministro dell'Interno, «gli mostreremo che il nostro modello di accoglienza funziona, offriamo un'alternativa». E il piano di integrazione della popolazione musulmana secondo Sala parte dalla regolarizzazione di quattro moschee abusive e l'apertura di altre due nuove di zecca in aree che verranno messe a bando dal Comune. Il Piano di governo del territorio che sbloccherà (anche) l'allegato piano delle attrezzature religiose ha già sollevato polemiche. E ieri, protagonista al Festival del lavoro al centro congressi MiCo in Fiera, il vicepremier leghista è intervenuto a gamba tesa sulla questione. Intanto non ha voluto definire Sala l'«anti Salvini». «Io da milanese tifo per la mia città, a prescindere dal colore della maglietta del sindaco - ha risposto -.

Da milanese però ritengo che aprire sei moschee non sia una priorità per la mia città». Prima dei ricorsi che sono già stati minacciati dal centrodestra e persino da alcune sigle islamiche, il «piano moschee» di Sala rischia dunque di essere affossato dal governo.

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