Salvini dona il sangue all'Avis «Pressione alta, serve riposo»

Il vice premier fedele al suo periodico appuntamento «Meglio offrirlo qui che farselo prelevare da Equitalia»

Maria Teresa Santaguida

Problemi di pressione: troppo alta, rivelano le analisi del sangue periodiche a cui si sottopone il donatore modello. «Rilassati» è il classico consiglio dei medici. «Facile a dirsi, meno facile a farsi» se il paziente è il ministro dell'Interno, vicepremier, o meglio premier ombra del governo, segretario federale della Lega, anima vibrante del populismo italiano, «capitano» per i giovani leghisti e di fatto più prolifico titolista di quotidiani e telegiornali italiani.

La risposta tra virgolette, in effetti, è proprio quella di Matteo Salvini, subito dopo aver donato 400ml di sangue alla sede regionale di Avis, in piazza volontari del Sangue a Milano. Gruppo sanguigno A positivo per il ministro che ha all'attivo ottanta donazioni (il massimo è di quattro all'anno per l'uomo e due per la donna). Un gesto che deve essere «gratuito, responsabile e non remunerato», come ricorda Oscar Bianchi, presidente di un'associazione che ogni anno a livello regionale distribuisce 500mila sacche di sangue e che punta all'autosufficienza.

La donazione si fa presto la mattina - alle 10 per Salvini - e subito dopo «panino con la salamella», assicura il titolare del Viminale. Tra i mestieri ci si era dimenticati l'inventore di slogan: «Il sangue datelo a noi, non a Equitalia», suggerisce infatti, prima di iniziare una breve conferenza stampa.

Senza dimenticare le raccomandazioni a «tutte le persone in buone salute e con uno stile di vita sano: dedicate qualche ora per il prossimo. Spero che il mio gesto porti qualcuno a capire come si salva una vita». In questo caso senza polemiche su attracchi di navi, guardie costiere e ong, ma «a costo zero, anzi facendosi del bene», ovvero semplicemente donando il sangue «anche ad agosto, perché gli incidenti e le malattie non si fermano».

Ma, siccome fra tutti i mestieri, quello preferito resta sempre la politica, dopo la donazione è il momento di riflettere su alcune questioni. Che siano proprio quelle che fanno alzare la pressione sanguigna? Forse.

Ad esempio il rapporto con Forza Italia, estremamente critica con il Dl dignità. Mentre la capogruppo Mariastella Gelmini annuncia una valanga di emendamenti che puntano a stravolgerne il senso, Salvini è costretto a difendere il provvedimento firmato dal pari grado Luigi Di Maio: «È un decreto che è partito bene e che arriverà anche meglio alla fine», sottolinea durante l'incontro con i cronisti. Le opposizioni? «Fanno il proprio mestiere: a loro non va mai bene niente». E ad ogni affermazione come questa, la distanza fra il leader leghista, pronto a battere cassa alle prossime europee con una valanga di voti rubati anche a destra e al centro, si allarga rispetto ad un alleato, che pure a livello locale è prezioso. Ma «va bene così, non è un problema», conclude.

Nello spirito generoso della giornata, Salvini si lancia in un «cercherò di attuare le parole del Papa che chiede meno morti in mare». Ma alla sua maniera, cioè «lavorando per avere meno sbarchi e meno partenze e aiutando i ragazzi» a non dover attraversare l'Africa e il mare. Questa, nelle intenzioni del Viminale dovrebbe essere «l'ultima estate di morti nel Mediterraneo» e anche se alcuni dati dicono che le partenze sono diminuite, ma il numero delle vittime non segue lo stesso trend, c'è una spiegazione: «È l'ultimo colpo di coda degli scafisti assassini». Il centro per migranti minori non accompagnati che sarà aperto a Milano a ottobre «va benissimo» se serve a risolvere «gli arretrati» di un'accoglienza che fino ad oggi ha avuto maglie larghe.

Nell'incontro post «buona azione», Salvini

impone poi un'accelerata a tutti i programmi del governo: entro l'estate «numeri, tempi e modi» di una manovra che ad ottobre dovrà segnare «un'inversione di tendenza». Ed entro l'anno «segnali su pensioni, tasse e lavoro».

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