San Raffaele, notte di trattative Il vero strappo è tra i sindacati

Nottata di termos di caffè e trattative a oltranza attorno al tavolo anti esuberi del San Raffaele. Ieri pomeriggio, prima di chiudere le porte e cominciare il tira e molla sui contratti, i sindacati si sono prefissati un obbiettivo: «Chiudere l'accordo». Il termine ultimo che si erano dati era il 10 maggio, poi slittato a ieri a causa dell'impossibilità, comunicata dall'azienda, di partecipare alla trattativa.

La giornata non è stata facile e ci sono stati parecchi scontri sui risvolti economici. La Arifl, l'agenzia incaricata dalla Regione Lombardia di agevolare la mediazione tra le parti, ha presentato una proposta analizzata prima dall'azienda e poi dai rappresentanti dei lavoratori per due valutazioni incrociate.

Di fatto, il punto di partenza è rimasto il testo della proposta già analizzata e firmata a gennaio (ma poi bocciata dal referendum dei lavoratori). Ovviamente con le correzioni del caso. Il piano B eviterebbe i 244 licenziamenti (compresi i 64 già comunicati ai lavoratori) e taglierebbe le voci accessorie della busta paga. A gennaio l'ad Nicola Bedin aveva parlato di un -9% ma le discussioni si sono concentrate principalmente su questo punto.

Il vero problema, attorno al tavolo anti esuberi, sembra essere stato la spaccatura tra i sindacati, che non hanno mai trovato un accordo tra loro. I federali sono sempre stati più moderati (e avevano già sottoscritto l'accordo di gennaio), la Rsu ha sempre opposto resistenza.

Svolta invece per l'università Vita e Salute.

Oggi il ministro all'Istruzione Maria Chiara Carrozza annuncerà in prefettura l'accordo-ponte per salvare il prossimo anno accademico e per una pacifica convivenza tra le Sigille (disposte a fare un passo indietro) e la squadra di Giuseppe Rotelli.

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