Questa non è la migliore stagione dell’epoca Pisapia. Molti sono gli indizi e i segnali, ma la prova più clamorosa e mediaticamente più efficace di questa imprevista crisi è indubbiamente il ceffone rifilato al sindaco in pieno viso da quello che dovrebbe essere invece uno dei suoi più efficaci supporter, Fabio Fazio, il quale gli ha contestato senza mezzi termini le domeniche a piedi definendole «una solenne stupidaggine». Tanto che il povero Giuliano è stato costretto ad una replica stizzita quanto maldestra: «Preferivi com’era prima? » - dimenticando che già «prima», cioè già con la vituperata giunta Moratti, esistevano sia le domeniche a piedi sia le limitazioni di accesso al centro storico, sotto forma di Ecopass e non di Area C. Risposta sbagliata!
Caro @fabfazio, #AreaC e #DomenicAspasso fatti concreti e impegni mantenuti per #Milano più vivibile. Preferivi come era prima?
— Giuliano Pisapia (@giulianopisapia) April 5, 2013
Ma lo sgarbo di Fazio, dicevamo, arriva dopo una imbarazzante serie di inciampi e capitomboli. Limitiamoci ai più clamorosi. Si comincia con l'imprevista - con buona pace dei sondaggisti - sconfitta alle elezioni regionali del candidato alla presidenza Umberto Ambrosoli, scelto da Pisapia e da lui imposto a tutta la sinistra, messo al tappeto da Bobo Maroni. Poco dopo arriva il licenziamento (reazione rabbiosa?) dell'assessore alla Cultura Stefano Boeri, iniziativa vanamente contestata da una schiera di star dell’intelligentia milanese. Per non parlare dei quasi 437 milioni di disavanzo a cui Palazzo Marino dovrà fare fronte con tagli lineari (tanto esecrati quando li faceva Tremonti) e ulteriori aumenti di tariffe e servizi.
E pensare che Pisapia sembrava diventato ormai il padrone della sinistra milanese e lombarda: dopo aver battuto alla primarie del 2011 il candidato del Pd Boeri - del quale, come abbiamo visto, ha fatto in modo di liberarsi appena possibile- si è fatto eleggere con i voti di un acquiescente e docile Pd, che scopriva una insospettata vocazione di donatore di sangue. Tanto che anche la scelta del candidato al Pirellone ha seguito lo stesso sadico paradigma: io lo scelgo e voi lo votate. Ma stavolta il sangue democrat profuso non è bastato a far vincere l’uomo di Pisapia. Fino ad allora il fin troppo volenteroso apparato milanese e lombardo del Pd, che non va famoso per combattività ed efficacia, aveva mandato giù tutti i rospi propinati all’avvocato sindaco, ma a quel primo grave inciampo non gli è parso vero di cominciare a rimettere le cose a posto.
Con questo non voglio dire che l'uscita ostile di Fazio sia dovuta a questo spirito di rivalsa, ma certo non si può escludere che c’entri anche la constatazione dell’indebolimento politico di Pisapia.
E comunque è un fatto che dopo il ceffone regionale il sindaco si è deciso a mettere Boeri alla porta, mentre nel travagliato Pd nazionale qualcuno è arrivato a fare il suo nome come possibile antagonista di sinistra del temutissimo Matteo Renzi: secondo lo schemino un po’ superficiale «sindaco buono contro sindaco cattivo». Per ora l’unica cosa chiara è che dopo meno di due anni da sindaco l'astro Pisapia brilla molto meno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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