Il "sistema Sesto" si allarga: preso ilcollettore di tangenti

Arrestato l'architetto Sarno: raccoglieva illecitamente denaro per esponenti della sinistra. Nella sua pen drive: contanti per 65mila euro alla campagna elettorale di Penati

L'inchiesta sul "sistema Sesto San Giovanni" si allarga a macchia d'olio. Questa mattina le Fiamme Gialle hanno arrestato per concussione l’architetto Renato Sarno, il "collettore di tangenti per conto della sinistra". Dall’analisi di una pen drive emerge, infatti, un meccanismo di trasferimenti di denaro in contanti o in nero in favore di funzionari pubblici. E, nel foglio excel numero 4, viene tirato in ballo Filippo Penati, ex braccio destro del leader del Pd Pier Luigi Bersani. C'è, infatti, una tabella con l’intestazione "campagna elettorale" e l’indicazione "contanti" per un totale di 65mila euro.

L'ordine di arresto è stato spiccato dal gip di Monza Anna Magelli, su richiesta dei pm Franca Macchia e Walter Mapelli, nell’ambito di un filone dell’inchiesta sul sistema di tangenti che ha travolto il Comune alle porte di Milano e nella quale è indagato Penati. Sarno è accusato di aver indotto l’immobiliarista Edoardo Caltagirone, fratello e socio di Francesco Gaetano, a stipulare un contratto di consulenza per un milione di euro ottenendo come "anticipazione" 367mila euro, somma pagata senza che fosse stato effettivamente eseguito un lavoro da parte del professionista. Un pagamento destinato, secondo l’accusa, a favorire progetti edilizi in Comune. Nella stessa inchiesta era già stato indagato in concorso per il reato di concussione anche l’ex direttore generale del Comune di Sesto San Giovanni Marco Bertoli. È stato proprio Bertoli a imporre Sarno, definito negli atti "collettore di tangenti", per seguire l’iter di una pratica legata alle aree ex Falck. Pratica che inizialmente era seguita da un architetto del calibro di Paolo Portoghesi. Lo scorso 11 aprile lo stesso Caltagirone ha raccontato ai pm di Monza come Bertoli gli aveva consigliato di "togliere di mezzo il vecchione" (Portoghesi) con "un giovane professionista ben inserito nell’amministrazione di Sesto San Giovanni" (Sarno). "Caltagirone - si legge nel provvedimento del giudice - presentò all’amministrazione Oldrini (già sindaco di Sesto, ndr), due proposte di variante urbanistica, una sviluppata dall’architetto Fegiz e una dal suo staff tecnico, ma né l’una né l’atra vennero prese in considerazione". Subito dopo l’immobiliarista ha presentato una terza proposta di variante con l’architetto Portoghesi, che ne discusse il contenuto con gli uffici comunali mentre era in via di formazione. Anche la terza proposta è stata bocciata (e "irrisa") da Bertoli costringendo Caltagirone a servirsi di Sarno come proprio consulente di fiducia per mandare in porto i progetti edilizi relativi all’area "Vulcano".

A questo punto gli inquirenti dovranno capire per conto di chi l'architetto ha incassato il denaro e, soprattutto, se lo ha distribuito ad altri. Che gli incarichi professionali ricevuti da Sarno per la realizzazione di grandi opere pubbliche fossero finalizzati alla raccolta di denaro attraverso il sistema di fittizi sovraccosti, da riservare a funzionari pubblici, sembra infatti trovare conferma nella contabilità riservata rinvenuta nel foglio excel estrapolato dalla pen drive sequestrata nell'abitazione dell'architetto durante la perquisizione effettuata il 21 luglio del 2011. Nel foglio numero 4, denominato "Associazione", c'è una tabella con l’intestazione "campagna elettorale" e l’indicazione "contanti" per un totale di 65mila euro. Nel foglio 5, poi ci sono i nominativi e gli importi versati. Ed è qui che spuntano l’associazione "Fare Metropoli", "Ida Nora Radice" e "Lista Penati Presidente". Secondo il gip, da questi documenti emerge "una fitta rete di rapporti" che Sarno ha intrattenuto con funzionari pubblici "dai quali o tramite i quali ha ricevuto incarichi professionali altamente remunerativi". Somme che, in un secondo momento, l'architetto girava ("almeno in parte") ai funzionari pubblici di cui era "il professionista di riferimento".

Mentre l'ennesima bufera si abbatte sul Pd lombardo, in una intervista ad Affaritaliani (leggi l'articolo), Penati svela che presto tornerà in cattedra. Basta con la politica.

"Si torna a votare per la Regione, ma io non ci sarò - ha spiegato l'exd presidente della Provincia di Milano - torno al lavoro, nel mondo della scuola. In questo momento non ritengo di fare politica attiva in prima persona".

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