«Preparavo io le buste per i politici, secondo le indicazioni di Di Caterina». E «in circa tredici anni», a Filippo Penati «sono stati dati almeno tre milioni di euro». A parlare dal banco dei testimoni nel processo per il cosiddetto «Sistema Sesto», davanti al Tribunale di Monza, è Maria Giulia Limonta, stretta collaboratrice dall'imprenditore Piero Di Caterina, grande accusatore dell'ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati e con lui imputato nel medesimo procedimento penale che li vede accusati a vario titolo, insieme ad altre otto persone, con le accuse di corruzione, concussione e finanziamento illecito.
«Facevo quello che mi diceva Di Caterina - dichiara in aula Limonta, che era già stata sentita nel corso delle indagini dai pm Walter Mapelli e Franca Macchia - preparavo le buste su cui venivano indicati nomi di battesimo o indicativi della persona. Le ho preparate per Penati, per il sindaco di Segrate Alessandrini, per il geometra Sostaro». La donna ha raccontato che in qualche caso fu presente alla consegna di denaro a Penati. L'ex braccio destro di Pier Luigi Bersani, però, non ci sta. Al termine dell'udienza, infatti, ha spiegato che «le donazioni fatte da Di Caterina si riducono a modesti importi fino al solo 2001, nulla a che vedere con le cifre che ho ascoltato, per iniziative politiche sestesi.
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