Stangata sui mezzi pubblici? Ormai è una città per ricchi

Gli aumenti dei prezzi degli abbonamenti colpiscono anziani e lavoratori. Sul sito web del Comune milanesi infuriati: "Pisapia venga sui metrò con noi"

Stangata sui mezzi pubblici? Ormai è una città per ricchi

Chissà cosa direbbe Giorgio Gaber? Chissà se aumentare i prezzi di Atm per cercare di ripianare un buco di bilancio è di destra o di sinistra? E stangare gli anziani con un reddito di 20mila l'anno raddoppiando il costo degli abbonamenti? E chissà se è di destra o di sinistra cercare di far cassa con i mezzi pubblici che notoriamente non vengono usati da chi è stufo di sentire il rombo della sua Ferrari e vuol provare l'emozione di accalcarsi nella folla stipata di un vagone del metrò? Sembra un po' di essere nel mondo del contrario. E così la città di Pisapia, il tribuno della minoranze di ogni specie che doveva stare dalla parte dei più deboli, sta diventando sempre più una città per ricchi, loro pure minoranza con i tempi che corrono, ma ben capace di proteggersi da sé. Chi invece andrebbe protetto è chi i mezzi pubblici li usa per andare al lavoro o a scuola e si sente preso un po' per i fondelli. Facile aumentare il costo di un servizio indispensabile per recuperare i soldi che non ci sono.

È un po' come aumentare il prezzo della benzina. Peccato che a pagare sia la gente che usa tram e metrò per quadrare traballanti bilanci familiari visto che oggi, per usare l'auto in città tra carburante, Areac C, posteggi e multe bisogna accendere un mutuo. E infatti basta farsi un giretto veloce sulla pagina Facebook che il sindaco ha aperto sul web per capire che le lamentele dei milanesi sono tante e tutte su questa nuova stangata e che dal prossimo anno porterà con tutta probabilità anche all'aumento del biglietto a 1,70 euro. «Non è giustificato...» ripetono un po' tutti. E infatti non lo è, da qualsiasi parte lo si prenda. Non è giustificato perché in una città dove già si pagano 5 euro per entrare in centro i biglietti dei mezzi pubblici non dovrebbero aumentare mai. Infatti se la tassa d'ingresso serve a scoraggiare l'uso del mezzo privato in favore del pubblico, metrò e bus dovrebbero poter offrire un servizio efficiente a prezzi bloccati. Così almeno era stato promesso dalla giunta ma Pisapia, in campagna elettorale, aveva anche promesso abbonamenti gratis a tutti gli anziani e si è visto come è andata a finire.

Ma mettiamo anche che l'aumento abbia una logica. Che poi è una sola perché dovrebbe servire a migliorare la qualità del servizio offerto ai milanesi sui mezzi pubblici. Allora non si capisce perché per la prima volta quest'anno l'orario estivo con meno mezzi, meno corse, meno tutto verrà protratto fino alla prima settimana di settembre. Con ovvi disagi per chi in ferie non ci è andato, e sono tanti, o per chi è rimasto a lavorare. E sono tanti anche quelli. Provi il sindaco o il suo assessore Maran a farsi un giro in metrò o sulle linee della circonvallazione per vedere l'effetto che fa a viaggiare stipati con il caldo di questi giorni? Difficile spiegare gli aumenti sono la «tassa» da pagare per viaggiare più comodi. Anche perché non è così.

Dunque prendere o lasciare oppure convertirsi alla nuova filosofia milanese che santifica solo l'uso della bicicletta. È la nuova rivoluzione arancione: «Pagare e pedalare...». E destra e sinistra qui non c'entrano nulla.

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