Il salotto di Milano ha finalmente un angolo bar all'altezza. Il Camparino in Galleria, storica culla dell'aperitivo più famoso al mondo, ha riaperto al pubblico dopo la ristrutturazione. E lo fa per lanciare una nuova idea di abbinamento fra drink e cucina. Ma per apprezzare il futuro, bisogna ripassare il passato.
Era il 1867 quando Gaspare Campari si trasferì da Novara - dove aveva inventato quello che sarebbe diventato uno dei simboli del beverage contemporaneo - e aprì il «Caffè Campari». Il figlio Davide, che nel 1915 avrebbe creato il Camparino proprio di fronte, fu il primo milanese a nascere nella Galleria Vittorio Emanuele II. Milano correva sempre più veloce. Arrigo Boito, Tommaso Marinetti, Fortunato Depero; scapigliati, futuristi, industriali. Colore ed energia, bollicine e fantasia. Il Camparino diventò l'ombelico di una città ebbra di modernità, il Campari Seltz l'espressione scarlatta di quella voglia di progresso.
Per tutto il Novecento, il Bar di Passo con i suoi arredi Liberty - dai mosaici floreali ai lampadari in ferro battuto ai soffitti a cassettoni - è stato il fiore all'occhiello della piazza Duomo. Dal Dopoguerra fu gestito dalla famiglia Miani e dall'anno scorso è tornato di proprietà del Gruppo Campari, che ne ha commissionato il restyling allo studio Lissoni Associati.
E se il restauro del Bar di Passo è stato più che altro conservativo, la vera rivoluzione è avvenuta nei vecchi magazzini seminterrati, con la creazione della Sala Gaspare Campari per eventi privati, e al primo piano, dove la Sala Spiritello ospiterà il nuovo cocktail bar gestito da Tommaso Cecca. Al piano terra, i grandi classici come Americano, Negroni o Campari spritz. Sopra, in un ambiente dove il legno e le linee sobrie e retrò sembrano sganciarsi dallo stile Art Nouveau, una drink list moderna in abbinamento a un menu ideato da Davide Oldani.
«Non un semplice pairing - spiega il ceo di Campari Bob Kunze-Concewitz -, ma un locale d'avanguardia». La perfetta traduzione della milanesità in pensieri, parole, aperitivo e cena. In esclusiva per Camparino, lo chef già Ambrogino d'Oro ha creato il «Pan'cot», ispirato al piatto della tradizione cittadina a base di pane al latte arrostito. Prodotto con farine integrali e lievito madre, è proposto con diverse farciture stagionali, tra cui lo «Zafferano alla milanese».
A rendere tutto ancor più «made in Camparino» saranno i laboratori, da dove arriverà l'intera proposta gastronomica, dai croissant alle portate della cena.
Un secolo e mezzo dopo, di fatto il Camparino raddoppia e all'aperitivo che lo ha reso mitico affianca una nuova idea di mixology e cucina, fatta per entrare nella storia. D'altronde chi mai si è accontentato di un solo Campari?
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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