Le rassicurazioni del sindaco Giuliano Pisapia che via comunicato-velina di palazzo Marino assicura che «il Comune ha salvato Malpensa» evidentemente non convincono il governatore Roberto Maroni. Il quale, in un'intervista pubblicata ieri dalla Prealpina ha detto che «se il Comune di Milano volesse vendere le quote del pacchetti di maggioranza di Sea, siamo pronti come Regione ad acquistarle noi». Assicurando di averlo «già detto al sindaco». E spiegando che «non si tratterebbe dell'acquisto di una società qualsiasi, ma di una società strategica per la Lombardia». E questo perché «se la Regione non sarà messa in condizione di giocare un ruolo prioritario per gli aeroporti, il sistema lombardo finirà penalizzato». Parole dure e la dimostrazione che poco lo hanno convinto le affermazioni del ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi che al convegno di sabato organizzato dalla Fondazione Tempi aveva smentito la possibilità che il salvataggio di Alitalia possa comportare lo svuotamento dello scalo varesino. Magari a favore di un potenziamento del city airport di Linate. E così la decisione di puntare al pacchetto di azioni Sea in mano al Comune. Che, nonostante abbia in cassaforte il 54 per cento della società, secondo Maroni non si sarebbe poi speso così tanto in questi giorni in cui l'ingresso degli arabi di Etihad rischia di scombussolare il già così precario assetto degli aeroporti lombardi.
Inevitabile, poi, la protesta contro il nuovo Piano nazionale per lo sviluppo aeroportuale. Un provvedimento atteso da ventisei anni, ma che secondo Maroni «ha finito ancora una volta per favorire il Sud». Perché «nella macroregione del Nord sono solo due gli aeroporti di riferimento: Malpensa e Venezia». Manica larga invece, accusa Maroni, per il Mezzogiorno «che ha come aeroporti di riferimento Napoli, Bari, Lamezia Terme, Catania e Palermo. Francamente mi pare un po' eccessivo».
Altro materiale incandescente per i cieli di Lombardia, proprio nel momento in cui si sta giocando una partita fondamentale per l'economia di una delle aree più produttive d'Europa. E a poco più di un anno da quell'Expo del 2015 che a Milano dovrebbe portare ben venti milioni di visitatori. Molti proprio attraverso quegli scali oggi così messi in discussione.
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