(...) manifestazioni antifasciste. Chiara Campo ha benissimo raccontato ieri, su queste colonne, la deriva a pugno chiuso d'una cerimonia nata per unire i milanesi, non per catalogarli in base a criteri che forse piacciono al sindaco Pisapia, che sicuramente piacciono a Nichi Vendola - Bersani non so - ma che della cerimonia stravolgono il significato.
Milano è generosa. Nessuna iniziativa benefica vi rimane anche in tempi di vacche magre come quelli che viviamo, senza risposta. Non solo i milionari, ma come i milionari - e forse più dei milionari - tante brave e modeste persone mettono mano al portafoglio quando proprio dagli ultimi viene una richiesta d'aiuto. Chissà come devono esserci rimasti male, questi milanesi di vecchio e di nuovo stampo, vedendo come sia stata sottolineata la dedizione con cui la «banda degli ottoni» allevia, intonando «Bella ciao» come d'obbligo, le ambasce di chi non ha i soldi per pagare l'affitto (loro, gli ottoni, non pagano nessun affitto, anzi s'indignano perché alla cascina Torchiera, dove bivaccano, è stata tagliata l'acqua). Nella Milano del buon senso, l'Ambrogino ai dipendenti della Wagon Lits che ancora sono in agitazione dà a mio avviso un messaggio sbagliato, di socialità facilona. Gli irriducibili della Wagons Lits si battevano per impedire un'evoluzione scritta nel progresso. Nessuno nega che il progresso possa comportare dolore e ingiustizia. Ma a quanto ho letto i lavoratori in «mobilità», per usare l'eufemismo in voga, sono stati in massima parte riassorbiti. Gli irriducibili invece insistono. Come i postiglioni del Gottardo in rivolta perché dopo l'apertura del tunnel ferroviario la loro attività era finita. Nulla da ridire sulla rabbia dei licenziati. Ma è il caso d'incoraggiare con un solenne premio gli estremisti della protesta?
È che la sinistra, compresa la sinistra al caviale, non riesce a resistere alla seduzione del beau geste simbolico, della ribellione senza rischi, del pauperismo dimostrativo. In quell'ottica Milano rischia di sembrare il Bangladesh.
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