Sulle rive dell'Oglio un altro «tesoro» dell'antichità

Cimeli scoperti vicino al fiume: secondo gli studiosi al lavoro risalirebbero al III secolo d.C.

Lucia Galli

Il passato bussa alla porta e ci restituisce un po' di ricchezza. In tempi di crisi ed incertezza economica non resta che scavare. Forse.

Eppure è anche bello pensare ad un fil rouge con i fasti dell'impero romano e dei nostri avi latini. Dopo Como, ecco Cremona ed altre monete romane rinvenute in uno scavo archeologico. Un'iniezione di liquidità, purtroppo fuori corso, e di fiducia ancora corrente per una storia grande di cui siamo stati protagonisti.

Dopo il lago di Como, dove questa estate, nel cantiere dell'ex teatro Cressoni, sono state rinvenute oltre 300 monete d'oro del secolo V d.C., ecco le acque placide dell'Oglio, dove la scoperta è ancora più antica e risale a pezzi del secolo III d.C. Qui, sulle rive del fiume, da tempo una campagna di scavi dell'università degli Studi di Milano sta cercando di fare ulteriore luce sull'antica Bedriacum. Siamo nella zona di Calvatone, dove intorno al 70 d.C. si affrontarono Otone e Vitellio e poi ancora Vitellio e Vespasiano.

Dopo di allora, stop alle cronache per questo villaggio romano. Fino ad oggi i pezzi di questa storia antica sono finiti al museo di Piadena, ma le rive di questo borgo fluviale avevano, evidentemente, ancora molto da dire. E così è stato.

Nel maggio scorso il team di archeologi guidati dalla professoressa Maria Teresa Grassi, del dipartimento di Beni Culturali ed Ambientali ha trovato circa 140 monete. Stavano tutte insieme, in un unico contenitore di ceramica, come un piccolo tesoro. Grandi, ossidate, ma intatte.

Dopo cinque mesi di analisi in un laboratorio della Sovrintendenza archeologica delle province di Cremona, Lodi e Mantova che sta ancora proseguendo la catalogazione, ecco i primi risultati: si tratta, intanto, di monete in parte d'argento, in parte solo argentate, come usava allora, come oggi, in epoca di svalutazione. Il taglio, un doppio denario, è quello tipico degli «antoniniani» introdotti da Caracalla nel III d.C. In particolare questo conio risale a poco dopo, all'età dell'imperatore Gallieno, che regnò fra il 253 e il 268 d.C.

L'ipotesi per ora avanzata dagli esperti è che il «bottino» - un po' come quello d Como, che future

analisi potranno dire se appartenente ad una sorta di banca ante litteram sia stato messo al riparo e mai più recuperato dal suo sfortunato proprietario, travolto dagli eventi e dalla crisi dell'impero. La storia torna sempre.

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