Tamponi, i nodi da sciogliere. Farmacie e medici in campo

Oggi riunione della Task force per aumentare l'offerta. Aperto l'hub a Rho Fiera. Nuovo boom di casi: 50mila

Tamponi, i nodi da sciogliere. Farmacie e medici in campo

Numeri record di contagi ieri in Lombardia: 50.104 su 238.990 tamponi effettuati, che porta al 20,9 la percentuale di positivi sui test effettuati. Salgono anche i ricoverati in terapia intensiva (+15) pari a 234 e in area medica (+165) arrivati a quota 2.312.

Un numero che si sa destinato a crescere ancora per tutto gennaio, fino a raggiungere il picco a fine mese. E che rischia di diventare insostenibile per il sistema. Basti pensare che la Lombardia ha deciso di non fare test per la riapertura delle scuole perché richiederebbe uno sforzo che la rete dei centri tamponi e dei laboratori, quasi al collasso, non è in grado di sostenere. Così il sistema di contact tracing.

Dopo l'apertura del centro a Rho Fiera (parcheggio P5) che, a regime farà 3.500 tamponi al giorno con 12 linee, tutti su prescrizione medica (aperto dalle 9 alle 17, in caso di necessità potrà arrivare a 4.500 tamponi con 12 ore di servizio) oggi è prevista la riunione della Task force tamponi per analizzare le previsioni di domanda per la prossima settimana e studiare strategie per incrementare la forza di analisi dei laboratori, a fronte del fatto che attualmente vengono processati circa 200mila test al giorno.

Diverse le strade: le più facili includere le farmacia nel sistema dei tamponi di guarigione (attualmente sono autorizzate a eseguire solo test di fine quarantena) e assoldare il numero maggiore possibile di medici di base nell'attività di testing nel proprio studio, grazie all'accordo nazionale. Altra strade cercare di assoldare nuovo personale, come i biologi, che dovrebbero però essere «autorizzati dal governo» - e il tempo stringe - o dirottare dipendenti ospedalieri su questa attività, lasciando scoperti altri settori e soprattutto corsie già sguarnite per ferie e malattie.

Per altri versi l'eliminazione della quarantena per i vaccinati (chi ha completato il ciclo primario o la dose di richiamo o è guarito da 120 giorni) che abbiano avuto un contatto con un positivo e che si limiteranno all'auto-sorveglianza con l'obbligo di indossare una mascherina Ffp2 per dieci giorni, semplifica di molto le cose. Nessun tampone, a patto che non si abbiano sintomi: in questo caso è obbligatorio un test antigenico rapido o molecolare al quinto giorno. Per tagliare e razionalizzare la richiesta di test, la Regione ha varato linee guida più stringenti per richiedere un test con il sistema sanitario in base alle priorità: primi i casi sintomatici (con prenotazione del medico o Ats), guarigione (con provvedimento di isolamento o prenotazione), contatti stretti (fine quarantena), sorveglianza scuole e rientro da estero (con provvedimento o prenotazione).

Altro elemento che gioca nel risiko dei tamponi il tema della scuola. Così se la Lombardia ha deciso che non farà alcuno screening per il rientro in classe degli studenti perché insostenibile, la nuova carta che giocano le regioni con il Governo, dopo il no alla proposta di prolungare le vacanza scolastiche o di rientrare in dad, sono nuove regole per la quarantena per stringere le maglie del contagio che si ritiene possa espandersi con i bambini più piccoli. Le Regioni ipotizzano regole diverse a seconda che si tratti degli studenti più piccoli, come alla materna, dove è impossibile mantenere il distanziamento e il rispetto delle misure di prevenzione, o alle elementari, dove la copertura vaccinale è ancora bassa, e gli over 12. Secondo questo schema, si farebbe scattare la quarantena per la classe all'asilo con un solo caso.

I bambini tra i 5 e gli 11 anni (elementari e prime e seconde medie) vanno in quarantena al secondo contagio per 7 giorni. Tutti in classe, possibilmente con la mascherina Ffp2, gli studenti della terza media e delle superiori, fino al terzo caso di positività. Poi, andranno in quarantena per 7 giorni anche loro.

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