È la vigilia del sedicesimo corteo dei «No Green pass» e non ci sono molte certezze. La prima è l'ostentata sfida dei promotori, che hanno dato preavviso alle istituzioni delle loro intenzioni, facendo capire che - autorizzazione o no - intendono comunque sfilare. I manifestanti vorrebbero toccare «troppi luoghi sensibili» (in centro, passando dal Duomo e dalla Cgil, fino alla sede della Regione) ma sarebbe aperto un dialogo. Lo ha fatto sapere ieri il sindaco Beppe Sala. «È in corso una trattativa con la Prefettura - ha detto Sala - per cercare di portare a un maggiore buon senso il diritto di manifestare, ma senza bloccare ancora la città». Sala però ha ammesso anche che «è difficile dire come andrà a finire» perché «abbiamo visto che a volte si concorda, ma frange pur minoritarie non rispettano l'accordo».
Ha avuto una grande eco, intanto, l'iniziativa di Confcommercio, che ha detto «basta» a cortei che danneggino le attività commerciali e i pubblici esercizi in un momento cruciale per la ripresa. Nessuno vuole negare la libertà di manifestare ma- dopo 15 sabato di protesta - la pretesa di esercitarla in modo assoluto, svincolato da ogni considerazione per il diritto di tutti di lavorare e spostarsi. Nessuno vuole reprimere le manifestazioni. Il perché lo ha spiegato, fra l'altro, il presidente dell'Ordine degli Avvocati di Milano, Vinicio Nardo, giurista di solide convinzioni garantiste. «La questione di fondo - ha detto ieri - è se noi possiamo smarrire questa coscienza democratica dell'esistenza del diritto alla protesta anche sulle cose più strampalate».
E in effetti strampalate lo sono, e anche parecchio, le tesi di questi manifestanti «No Green pass», «No vax» e «No» molte altre cose. Emerge raccogliendo i commenti che compaiono sui social, nel «tam-tam» che sta fra l'ultima comparsa dei «No green pass» - il presidio di sabato in piazza Duomo - e il prossimo corteo. «Il Covid - dice qualcuno - è gestito da politici di tutto il mondo gestito significa che loro decidono quanto fare aumentare i contagi o farli diminuire per me i vaccini sono solo utopia e i virologi ciarlatani».
Un gruppo facebook colleziona notizie, in arrivo da ogni dove, che riguardano persone morte a causa di un malore improvviso. Eventi dolorosi ma sempre esistiti, eppure collegati senza alcuna apparente ragione al vaccino. È tutto un florilegio di complotti, cospirazioni, teorie campate in aria e fondate su un unico presupposto: tutto ciò che «viene raccontato» è falso, ed esiste un sostrato di realtà in cui non meglio precisati agenti desiderano controllare, o danneggiare, le persone comuni, anche attraverso le epidemie e le vaccinazioni o le crisi economiche. «Abbiamo imparato prima ad occuparci di economia, - scrive qualcuno - poi di politica, ora di scienza medica. Magari in modo superficiale ma quel tanto che basta per non farci più prendere in giro».
Uno dei relatori di Milano condivide un video che si propone di svelare questo piano. Si tratta del cosiddetto «Grande reset». Attori sarebbero grandi organizzazioni internazionali. «Dovrà essere rinnovato regolarmente. È esattamente il Sistema di controllo che vige in Cina». Auto, case, persone: «Nella mente perversa degli ideatori, tutto dovrà essere controllato da remoto». In questo discorso, le tecnologie e la scienza vengono inquadrate come elementi di un «piano diabolico». «Davvero pensavate che fossero tecnologie a favore dell'Uomo?».
In questa ottusa costruzione pseudo-ideologica non esistono dubbi: non certo il dubbio di essere nel torto, figurarsi se si può prendere in considerazione il
diritto dei commercianti. «Non esiste nessun problema commercianti - dice qualcuno - È tutto montato ad arte chiedendo l'opinione degli unici due o tre che quando passiamo in corteo non escono sulla porta ad applaudirci».
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