Carissimo Direttore,
Esattamente un anno fa anche grazie al Suo giornale, vincevamo la battaglia per ridare alla Signora Rosa il suo appartamento occupato dal giro di racket che tiene sotto scacco caseggiati popolari come la Trecca. Difatti, la Signora Rosa un'anziana residente nelle Case Bianche di via Salomone venne ricoverata e trovò occupata la propria casa da nigeriani prima e poi da una coppia di romeni. Grazie alla mobilitazione mediatica, la casa di Rosa fu liberata. Una sacrosanta battaglia vinta. Ma la guerra vera contro il racket, purtroppo, non è ancora stata combattuta. Tanti sono gli appartamenti ancora in balìa degli abusivi. E ogni giorno di attesa accresce la pericolosità di questi contesti. A novembre in via Salomone fu incendiata la porta di due ottantenni perché il loro appartamento era diventato appetibile per il racket. Così successe alla vicina sola, con lo zerbino riempito di benzina. E poi macchine bruciate, intimidazioni a chi assiste all'occupazione di alloggi, portoni danneggiati per mantenere intere scale nel terrore.
Serve una maxi-operazione contro il racket. Orientata prioritariamente verso i gruppi organizzati che gestiscono le occupazioni. Liberare quegli appartamenti sarebbe l'inizio di un percorso di bonifica sociale che dovrebbe vedere coinvolti tutti i livelli istituzionali.
Chi vi scrive è da anni che va ripetendo la necessità di fissare delle priorità e perseguirle, anche con strumenti legislativi speciali. Perché, nei fatti, la questione è oltre l'emergenza: siamo ad un livello straordinariamente fuori controllo. Il rischio è fare investimenti - necessari per ristrutturare interi immobili popolari - che diventino vani per due aspetti: la sostenibilità economica per le aziende che gestiscono gli alloggi e il proliferare dell'illegalità. Su un immobile di cento appartamenti, che necessita di manutenzioni straordinarie, il 20% risulta occupato senza titolo e un altro 25% è in stato di morosità. Lo stanziamento straordinario interviene sulle necessità che però rischiano di ripresentarsi uguali tra qualche anno, se la società non potrà garantire interventi ordinari per mancanza di risorse. Come si può procedere, dunque, per normalizzare in tempi certi lo stato delle periferie milanesi, come il Salomone, Corvetto, Lorenteggio?
È indispensabile un censimento unico degli alloggi popolari su Milano. Senza distinzione tra Aler e MM. Il Comune ha sempre privilegiato i propri stabili a scapito di Aler, come più volte rimproverato all'ex assessore alla Sicurezza Carmela Rozza. Serve una legge regionale speciale per risolvere i molti contenziosi in maniera pragmatica. È un tema fortemente divisivo, ma va affrontato. Per i casi storici di occupazioni, fatte le opportune verifiche sullo stato di necessità, sarebbe il caso di procedere con percorsi di risanamento. Permettendo alle società che gestiscono le case popolari di recuperare canoni ordinari, arretrati e le molte spese che soffocano i bilanci. Occorre dare piena applicazione al Decreto Sicurezza in materia di occupazioni, coinvolgendo anche la Polizia locale, reticente ad intervenire sulle flagranze nelle proprietà di Aler per via delle indicazioni del Comune. Servono finanziamenti per la sicurezza, sarebbe fortemente simbolico, oltre che un ottimo deterrente, vedere più militari presidiare i quartieri popolari. Si può e si deve fare, per restituire dignità ai molti milanesi per bene che abitano i quartieri popolari e che non possono più aspettare.
*Federica Zanella è deputata di Forza Italia eletta a Milano
*Oscar Strano è presidente del Consiglio di Municipio 4
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