Truffe web: il Comune chiede i danni

Per la prima volta in Italia una città parte civile in un processo per crimini informatici

(...) Un altro imputato, Salvatore Aragona, invece ha già versato 9mila euro come risarcimento appunto al fondo per le vittime istituito con un accordo tra Comune e Procura. Di conseguenza Aragona ha chiesto di poter patteggiare una pena a tre anni e mezzo di carcere. Il giudice deciderà su questo aspetto nella prossima udienza, fissata per il 3 aprile. Aragona è il presunto numero due dell'organizzazione criminale, che sarebbe stata guidata da Giuseppe Pensabene.

Gli arresti erano arrivati nel marzo dello scorso anno. Erano finite in manette venti persone, di cui nove in Romania. L'inchiesta per il reato di associazione per delinquere finalizzata alle frodi informatiche è stata coordinata da Alberto Nobili, responsabile del pool anti terrorismo che si occupa anche dei crimini via web, e dal pm Francesco Cajani. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, la banda di truffatori informatici era riuscita a svuotare conti correnti bancari e postali online. Aveva anche clonato le carte di credito di ulteriori 74 vittime, persone residenti all'estero. Gli hacker usavano strumenti tecnologici e e-mail trappola in grado di mettere a segno facilmente i furti di identità e di creare «esche» su internet con falsi siti di Poste Italiane, Che Banca e Banca Intesa.

A incastrare la banda criminale è stata proprio un'arma informatica. Gli inquirenti hanno infatti inculato nel computer di uno del capi un «trojan», cioè un virus. Questo sistema ha permesso di registrare in diretta e passaggio dopo passaggio le attività fraudolente del gruppo, che agiva tra Milano, Brescia, Roma, Venezia, Pescara, Reggio Calabria e Bucarest.

Riguardo alla costituzione di parte civile del Comune, il gup ha deciso nell'udienza di ieri e ha ammesso questa inedita posizione processuale da parte di un ente pubblico. La polizia postale ha pubblicato i consigli per non abboccare al «phishing».

La prima regola: ricordare che le banche e le società che emettono carte di credito non chiedono mai la conferma di dati personali tramite e-mail ma contattano i clienti direttamente per tutte le operazioni riservate. Diffidare delle e-mail che, tramite un link, rimandano ad un sito dove confermare i propri dati. I ogni caso non cliccare mai su questi link.

CBas

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