«Il sistema dei prezzi di Uberpop non ha regole predeterminate e trasparenti e anche questo elemento non va certo a vantaggio dei consumatori». Ancora, «appare poi evidente che il sistema posto in atto da Uber non vale a limitare in alcun modo l'inquinamento o la concentrazione del traffico in quanto, ove pure si voglia accogliere la tesi di Uber che la clientela del proprio servizio non sarebbe sottratta ai tassisti». Infine, «se si leggono le clausole di esonero da responsabilità di qualsiasi genere (e quindi soprattutto per i danni alle persone e alle cose) che Uber-Rasier fa sottoscrivere ai propri drivers, non può ignorarsi la forte preoccupazione che deve insorgere a tutela degli ignari passeggeri trasportati, ai quali peraltro nessuna informazione di tal genere viene fornita al momento in cui utilizzano il servizio». A maggior ragione, considerando che il pubblico di Uber è un pubblico notoriamente giovane, ai cui occhi queste preoccupazioni possono apparire esageratamente pessimistiche, rendendo quindi l'uso di tale sistema ancora più rischioso». Insomma, la bocciatura è su tutta la linea. Sono le motivazioni con cui ieri il giudice ha respinto anche nel merito il ricorso di Uber contro i sindacati e le associazioni di categoria dei tassisti, che avevano ottenuto in via cautelare la sospensione di Uberpop, l'applicazione che permetteva a chiunque di inventarsi tassista senza licenza.
Nel loro ricorso, i tassisti sostenevano che Uber ha realizzato e organizzato un sistema equivalente al radiotaxi, attraverso il quale i conducenti reclutati offrono un servizio di taxi da ritenersi abusivo. Secondo la tesi dei ricorrenti, l'applicazione Uberpop consentiva alla multinazionale di acquisire un vantaggio concorrenziale dato dalla possibilità per gli autisti aderenti al servizio di non sostenere i costi sostenuti invece dalla auto bianche, e conseguentemente di offrire lo stesso servizio a prezzi notevolmente inferiori. Una situazione ancora più grave nel semestre di Expo.
Il 25 maggio scorso, il giudice Claudio Marangoni aveva inibito l'app Uberpop in via cautelare per concorrenza sleale.
Contro tale decisione, la multinazionale statunitense aveva presentato reclamo e il 10 giugno il giudice Marina Tavassi, della sezione civile specializzata imprese, lo aveva rigettato. Ieri è arrivata anche la conferma del rigetto (nel merito) del reclamo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.