Viaggio nei misteri della Gioconda

Un percorso alla scoperta del volto che neppure Leonardo ha svelato

Marta Calcagno Baldini

Gioconda o Giocondologia, come teorizzò Jean Margat, scienziato e artista (Parigi, 1924)? Questo ci si può chiedere visitando la mostra diffusa «Looking for Monna Lisa», che ha aperto domenica scorsa in tre diverse sedi a Pavia (la chiesa sconsacrata di Santa Maria Gualtieri, lo Spazio Arti Contemporanee del Berlotto e il Castello Visconteo) e prosegue fino al 29 marzo. Perché certo, tutti sanno che la Gioconda si trova al Louvre, a Parigi. Eppure nella Camera dei deputati, a Roma, c'è la Gioconda Torlonia, che ha un'età apparente di 10-11 anni inferiore a quella parigina, accreditata come una versione più autentica dell'altra. Del resto, a 500 anni esatti dalla morte del Genio, gli artisti non si preoccupavano della svalutazione che un'opera poteva subire nell'essere riprodotta: doveva ancora passare parecchio tempo prima che Walter Benjamin scrivesse «L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica» (1936), cominciando a mettere il tarlo agli artisti sul tema della proprietà intellettuale di un'opera. Ispirato da questi concetti Valerio Dehò, ideatore e curatore delle mostre pavesi, nella vita professore all'Accademia di Belle Arti di Ravenna e quella di Sassari e, dal 1980 al 2000 funzionario direttivo del MIBACT, ha pensato «di raccontare la storia di Monna Lisa come un viaggio alla ricerca di qualcuno».

Chi è veramente la Gioconda? «Neanche Leonardo lo dice. Lui stesso ne ha realizzate 3-4 copie. È stata imitata da tutti e in ogni epoca», dice il professore. La Gioconda costituisce un vero e proprio mistero per gli artisti. Se tra il XVII e XVIII secolo si conoscono almeno cinquanta copie, nel 1919 Duchamp prende una cartolina della Gioconda e vi disegna sopra due moustaches: «Da un'icona ne ha creata un'altra, ha aperto il filone della reinterpretazione del mistero leonardesco per eccellenza». La mostra esplora entrambe le facce dell'ambiguità legata alla Gioconda: le moderne interpretazioni di oggi, e il mistero sulla sua identità. E per farlo si sviluppa nelle tre sedi, permettendo anche di scoprire Pavia, città elegante e vivace, sede di importanti università e dove peraltro Leonardo visse una ventina d'anni, tra il 1490 e il 1513. Venne in contatto con Isabella D'Aragona, duchessa di Pavia, ci sono anche studiosi che avanzano l'ipotesi che la Gioconda sia proprio lei. Ecco che nella chiesa sconsacrata di Santa Maria Gualtieri, in piazza della Vittoria, si analizza il tema dell'identità della Monna Lisa: lo spazio è invaso da opere multimediali realizzate dallo studio Karamachina.

Anche nel Castello Visconteo, in piazza Castello si studia il rapporto di Leonardo con Pavia grazie al progetto sviluppato da Way Experience, startup milanese di realtà virtuale. Si indossano degli occhiali 3d e ci si ritrova a camminare nei luoghi in cui Leonardo visse nel suo soggiorno pavese. Il mistero della Gioconda vive e ispira molti artisti contemporanei, scelti ed esposti sempre nel Castello, come Vettor Pisani e il suo «Ventre della Gioconda» in stampa digitale, con vicino una bambola in lattice e foglia d'oro. Passando da piazza del Municipio, dove si trova «Leonardo», scultura in idroresina e marmo di Eleonora Francioni e Antonio Mastromarino, il tour si conclude tornando in piazza della Vittoria nello Spazio Arti Contemporanee del Broletto, in cui si trovano altre opere di artisti contemporanei d'ispirazione leonardesca: da Orlan fino a alla «Bijoconde» proprio di Jean Margat, collage che duplica la Monna Lisa.

Orario, valido per tutte le sedi della mostra: ore 10-18.

Chiuso il martedì, il 25 e 26 dicembre e il primo gennaio 2020 (www.vivipavia.it, leonardopavia@comune.pv.it), 331-6422303. Biglietteria unica presso lo Spazio Sapere-Pavia del Broletto, piazza della Vittoria, chiude alle ore 16.54.

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