Jessica Bordoni
Di giorno scultore, di notte conducente di taxi. Classe 1973, Matteo Volpati, incarna alla perfezione il mito dell'artista metropolitano. Sbarca il lunario trasportando la gente, ma appena può si rifugia nel suo piccolo atelier all'ultimo piano di un palazzo di corso San Gottardo.
Cominciamo dagli studi: prima il liceo artistico, poi la Scuola di illustrazione del Castello Sforzesco e l'Accademia di Brera, laurea nel 2003. Proprio la tesi si rivela illuminante per la nascita della sua poetica: «Ho fatto ricerche sulla figura di Giuseppe Arcimboldi, il pittore delle Teste Composte, i celebri volti realizzati a partire da frutta, verdura e altre classi di elementi», spiega. «Tutto ciò mi ha condotto a una serie di riflessioni sul concetto di metamorfosi, che poi è diventato uno dei capisaldi della mia produzione. Ho iniziato ad associare il mio volto ad altri oggetti: sassi, cortecce degli alberi, ma anche foglie, schede del computer e bulloni. I primi lavori avevano uno stile piuttosto carnevalesco, oggi sono molto cresciuto, anche grazie ai tanti artisti e critici che ho avuto la fortuna di incontrare». E, a proposito di strada, come nasce la professione di tassista? «Io e mio padre avevamo un'azienda di grafica e impaginazione, poi siamo stati costretti a chiuderla e io mi sono inventato una nuova attività, che ormai va avanti da dieci anni».
Volpati fa il turno notturno e incontra ogni sera molte persone. Spesso il dialogo con il cliente è limitato, ma a volte l'interazione è ricca di spunti. «Sul taxi traggo molta ispirazione per le mie opere. Sono affascinato dal popolo della notte, dalle sue storie. In passato ho fatto amicizia con alcuni clochard in Centrale e da questo scambio è nata la scultura Il Viandante. Il telaio che la sostiene è in metallo e le parti anatomiche sono realizzate in carta il materiale con cui oggi mi misuro più con l'aggiunta di cartone e pasta di legno, mentre i colori sono acrilici e olio». Legata a un trasbordo in taxi è anche una delle sue più importanti mostre personali, «Trasfigurazioni», andata in scena nel 2014 al Museo Fondazione Luciana Matalon in Foro Bonaparte. «Una sera sono saliti in auto due signori distinti, un uomo con una donna dai lineamenti asiatici. Hanno cominciato a parlare d'arte e io mi sono inserito. È nata così una simpatia reciproca e poi anche un'importante collaborazione con il gallerista Nello Taietti». Matteo ha presentato numerose personali e collettive Italia e all'estero.
Nel 2015 al «Food», ha concepito un'enorme pianta di patate di 2x2 metri commissionata dal marchio San Carlo, mentre nel 2016 al Dima art& design di Vimercate ha esposto la personale «AnimaLa Natura», incentrata su due temi a cui è legatissimo: il mondo degli animali e quello dell'ambiente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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