Angelo Allegri
da Milano
«Bisogna essere ciechi per non vederlo: il mondo sprofonda nel caos, la malapianta del sistema in cui viviamo ormai produce solo frutti marci. Non possiamo perdere tempo». Il messaggio è allarmante, il tono pacato. E del resto il conte Giovanni Sassoli de Bianchi è un uomo tranquillo e a 73 anni ne ha viste tante. Anche per lui, però, la giornata di ieri è stata inconsueta: lha trascorsa intorno a Montecitorio e a Palazzo Madama, distribuendo volantini, parlando con la gente e spiegando le sue idee. Sue e quelle degli amici che con lui hanno fondato lultimo nato tra i movimenti politici in Italia: il Partito dei nuovi villaggi. «Certo per ora non siamo in molti», confessa con un compiacimento che sembra sconfinare con lo snobismo. «Attualmente gli iscritti sono tre. Quindici sono invece i soci dellassociazione da cui il partito nasce. Ma mi lasci dire: giudicare dal numero dei sostenitori la bontà di unidea è davvero un criterio sbagliato».
Un principio applicato con coerenza. Tanto è vero che Sassoli de Bianchi ha, per il momento, soprattutto unambizione, quella di conquistare al movimento un gruppo di aderenti, magari ristretto, ma selezionato: deputati e senatori della Repubblica. Ha comprato unintera pagina di un quotidiano nazionale per pubblicare una lettera inviata a tutti i parlamentari e il volantinaggio di ieri aveva come obiettivo mirato proprio i rappresentanti del popolo sovrano. «Mi sembra che Rosi Bindi abbia espresso un certo interesse», dice.
Dalla sua il conte ha il vantaggio che il partito dei nuovi villaggi supera le tradizionali distinzioni tra destra e sinistra. Perché lobiettivo è di quelli a cui nessuno può dire di no: lavoro garantito a tutti, ma per un massimo di quattro ore al giorno perché ognuno abbia più tempo per se stesso. Casa, cibo, istruzione e cure mediche saranno gratis. Le tasse abolite. Anzi, di più: a essere abolito sarà direttamente il denaro. Il tutto, appunto, nei nuovi villaggi, città ideali da costruire a cura dello Stato. Una volta creati saranno basati su alcuni principi, illustrati nel documento pubblicato: «Eliminazione dei consumi dannosi o eccessivamente voluttuari, disponibilità di quanto gli abitanti necessitano per il loro sviluppo fisico o spirituale, destinazione del surplus prodotto alla creazione di nuovi villaggi o al sostentamento di villaggi meno fortunati, eliminazione delle burocrazie non funzionali, gestione veloce e diretta della giustizia». Programma vasto. E Sassoli de Bianchi se ne rende conto. «Certo, non lo faremo né oggi né domani. Ma il mio è un ballon dessai. Devo capire se cè un mercato per la mia idea».
Di mercato del resto il conte se ne intende. Per ragioni personali ma anche dinastiche. Una decina di anni fa la sua famiglia, una delle più note di Bologna, ha venduto, in cambio di un congruo numero di miliardi (del tempo), la Buton, piccolo colosso dei superalcolici, a una multinazionale. Da allora Sassoli, appassionato golfista, vive tra Bologna e Lugano dove ha creato una società che si occupa di marketing sempre nel settore degli spirits.
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