Il Tribunale belga di Anversa ha comminato la prima condanna per terrorismo nei confronti di un diplomatico iraniano. Si tratta di Assadollah Assadi, che ordiva il più grande attentato terroristico sponsorizzato da Teheran in Europa. Terzo segretario dell'ambasciata iraniana a Vienna, membro dell'intelligence di Teheran, con alle spalle una lunga attività di Iraq, girava l'Europa. Era stato anche in Italia, sotto il nome di Daniel. Il 30 giugno 2018, mentre a Parigi si svolgeva la grande convention «Iran libero», avrebbe voluto far esplodere una bomba ad alto potenziale (Tatp) all'imponente raduno annuale del Consiglio nazionale della resistenza iraniana, al quale partecipavano circa 100.000 persone, tra parlamentari e personalità internazionali, europee e italiane. Consegnò gli esplosivi e un detonatore a due agenti nel tentativo di far saltare tutti in aria, ma venne arrestato in flagranza di reato. A più due anni di distanza, e dopo numerosi rinvii della sentenza, è arrivata la condanna a 20 anni.
Una sentenza che pesa tanto è inaspettata. Arriva, infatti, in un momento in cui il governo iraniano si sta dando da fare per ritrovare una posizione di forza in vista dei negoziati che si terranno con la nuova amministrazione di Joe Biden. Ma ciò significa anche la crescita della minaccia terroristica iraniana sul suolo europeo.
Mentre iniziava il processo Assadollah Assadi, l'Iran sequestrava una nave cisterna battente bandiera sudcoreana nel Golfo Persico, e il parlamento di Teheran approvava una legge per arricchire l'uranio al 20%, ben oltre quanto autorizzato dall'accordo nucleare del 2015. L'Unione europea guarda con una puerile entusiasno l'elezione di Joe Biden, sognando di rispolverare la rotta Usa-Iran. In cima all'elenco dei cambi di rotta dall'amministrazione Trump c'è, infatti, l'Iran e il famoso «accordo del nucleare» di Obama, ma stracciato dal tycoon. Più di 100 membri del Congresso Usa hanno già firmato una lettera al fine di sollecitare il presidente Biden a rientrare nell'accordo nucleare, che, per inciso, l'Iran non ha mai firmato.
Eppure il caso Assadi non ha sconvolto l'infatuazione europea per l'Iran. Il diplomatico membro dell'intelligence di Teheran, con alle spalle una lunga attività di Iraq, girava l'Europa indisturbato. Era stato anche in Italia, sotto il nome di Daniel. È la prima volta che un diplomatico iraniano, nel pieno delle sue funzioni, viene processato in Europa per diretto coinvolgimento in un atto di terrorismo. E infatti il regime iraniano ha continuato fino alla fine a compiere sforzi disperati per ottenerne il rilascio, rivendicando inutilmente l'immunità diplomatica. Assadi, su ordine del ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif, non si è presentato per diversi giorni di processo. E si è sempre sentito talmente protetto da rifiutarsi di collaborare e da minacciare rappresaglie: «gruppi armati sono già pronti ad agire».
Le ricostruzioni riportate in tribunale denunciano come leader iraniani e diplomatici avrebbero, con ogni probabilità, dato istruzioni ben precise su come condurre l'operazione terroristica. D'altronde è altamente improbabile che si progetti un complotto di tali dimensioni senza avere la benedizione del leader supremo, Ayatollah Ali Khamenei, del presidente iraniano Hassan Rouhani, del suo ministro degli Esteri, Javad Zarif e del ministero dell'Intelligence iraniano. Da quanto emerso dai fascicoli, il materiale esplosivo sarebbe stato contrabbandato in Europa da Assadi, tramite un volo di linea coperto da passaporto e bagaglio diplomatico.
Il comitato internazionale In Search of Justice ha presentato ai vertici dell'Unione alcune preoccupazioni per altre possibili azioni terroristiche sul suolo europeo. Per il comitato, infatti, Zarif, in qualità di responsabile delle ambasciate iraniane e del corpo diplomatico all'estero, deve essere ritenuto parte del piano terroristico, anche insieme ai capi del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (Irgc) con la loro componente Al Quds.
Ma l'enorme attentato sventato sul suolo europeo non è un caso isolato. Il regime iraniano ha già assassinato dissidenti in Europa. Ahmad Mola Nissi, cittadino olandese di origine iraniana e critico del regime iraniano, per esempio, venne ucciso davanti alla sua porta di casa nel novembre del 2017. Le autorità olandesi riconobbero pubblicamente di possedere la certezza che il governo iraniano fosse mandante dell'omicidio. Mohammad Reza Kolahi Samadi, oppositore politico di Teheran, è stato ucciso in circostanze simili ad Amsterdam nel 2015.
Nelle carceri degli ayatollah ci sono una dozzina di detenuti con cittadinanza iraniana e occidentale che rientrano nella cosiddetta «diplomazia degli ostaggi». Il caso del medico iraniano-svedese, Ahmad Reza Djalali, è tra questi. Sul tavolo ci sono diverse proposte che porterebbero a uno scambio globale. Djalali nel 2016 viene invitato dall'università di Teheran, ma viene arrestato e accusato di spionaggio a favore di Israele. Nega tutto dal primo giorno, ma viene ugualmente condannato a morte nonostante gli appelli di 121 premi Nobel, dell'Onu e del Parlamento europeo.
Detenuto in condizioni inumane dopo un processo a porte chiuse, avrebbe dovuto essere giustiziato pochi giorni fa. Ma tutto è stato rinviato, forse c'è la speranza di uno scambio. In cambio di Djalali gli ayatollah avrebbero puntato a tirare fuori dai guai proprio Assadi. Con la sua condanna cambia tutto.
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