Mini Countryman strizza l’occhio a chi si distingue

ViennaIl marchio Mini intraprende una nuova strada con la Countryman, modello che non deriva da nessun altro e non si riallaccia ad altri, a dispetto del nome ereditato da una familiare del passato con la parte posteriore rifinita con profili in legno. Primo modello nella cinquantennale storia del marchio anglo(tedesco) a essere lungo più di quattro metri, ad avere quattro portiere laterali, a potere offrire anche alcune versioni con la trazione integrale a gestione elettronica All4, è anche il quarto della famiglia Mini, destinata ad ampliarsi ancora nel prossimo futuro con la Coupé e la Roadster.
Sebbene il profilo possa suggerire uno stretto legame con la Clubman, la Countryman è una vettura totalmente nuova che ha richiesto lo sviluppo di un pianale inedito, ha propiziato lo sviluppo di nuovi motori (i turbodiesel di 1.6 litri realizzati all’interno del gruppo Bmw e il turbo a iniezione diretta d’analoga cilindrata, ora con fasatura interamente variabile grazie all’impiego dei sistemi Valvetronic e DoppioVanos), oggi disponibili anche su tutte le altre Mini, e ha ispirato un design specifico, anche se nel rispetto del classico linguaggio formale del marchio. E che contagia anche l’interno, dove all’inattesa ampiezza che si riscontra nella zona posteriore dell’abitacolo e all’inconfondibile stile dell’arredamento, si aggiunge la pratica «trovata» di una slitta centrale, sulla quale piazzare e fare scorrere portaoggetti e piattaforme per l’iPhone o l’Mp3. Un elemento stilistico-funzionale che si protende sino ai 2 sedili posteriori individuali (ma senza sovrapprezzo si può scegliere anche il divano per 3 persone) dietro ai quali c’è una zona di carico di apprezzabile capacità (350 litri) e facilmente accessibile tramite il grande portellone. La Countryman è offerta in tre versioni a benzina (la One e la Cooper con prezzi che partono da 21 e 23mila euro spinte da motori 1.600 aspirati con 98 e 122 cv oltre che la CooperS proposta da 27.400 euro ed equipaggiata con l’unità già descritta da 184 cv) e due turbodiesel: la One D e la CooperD vendute a partire da 22.650 e 24.700 euro. Prezzi che possono essere influenzati nel caso delle versioni a benzina dalla scelta del cambio automatico-sequenziale a 6 marce e che diventano di 26.400 e 28.950 euro in quelli della CooperD e della CooperS con la trazione integrale All4. In tutti i casi la dotazione di serie è molto completa, mentre le possibilità di personalizzazione sono avvantaggiate sia da colori della carrozzeria e abbinamenti cromatici interni esclusivi sia da accessori hi-tech, come il Mini Connected che comprende le funzioni di Webradio e Mission Control. Dal posto guida della CooperS, in perfetto stile Suv in quanto rialzato, si apprezzano sia la duttilità di funzionamento del 1.600 cc turbo che, grazie alle spinte incisive fornite dalla coppia già a partire da 1.400 giri e all’azzeccata spaziatura del cambio, si esprime con spigliatezza e in maniera redditizia in ogni circostanza, sia il comportamento.
Quest’ultimo, ancora più dell’esuberante motore, evidenzia come nell’evoluzione della specie sia stato perseguito l’obiettivo di conciliare il tipico kart-feeling by Mini (cioè la reattività che si ravvisa nei cambi di direzione) con limiti di tenuta che raggiungono nuovi parametri quando mutano le condizioni d’aderenza.

Infatti, in queste situazioni anche quando si spinge con decisione non affiorano reazioni difficili da gestire e si ha la possibilità di controllare con istintività la tendenza ad allargare le traiettorie dell’avantreno sfruttando, quando è il caso, le spinte del retrotreno per riportare le ruote anteriori in posizione.

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