Anche la minoranza Pd è contraria a un'alleanza di Governo con il Movimento Cinque Stelle. Dopo la smentita di Dario Franceschini e le parole del ministro Carlo Calenda, anche Andrea Orlando concorda con la linea espressa dal segretario dimissionario Matteo Renzi.
Secondo Orlando "è stata una mossa brillante dal punto di vista comunicativo spostare il dibattito interno del Pd sul tema delle alleanze, anzi sull'alleanza con i 5 Stelle, oscurando così il tema del risultato elettorale. La discussione tuttavia mostra la corda. La maggioranza, tutta, esclude questa ipotesi. Quindi quasi il 70% del Pd. L'area politica che mi ha sostenuto al Congresso ha escluso la possibilità di un governo con i 5 Stelle, così come con il centrodestra, quindi si aggiunge un ulteriore 20% del Pd. In modo chiaro per questa prospettiva si è pronunciato Michele Emiliano che ha ottenuto al Congresso il 10%. Il conto è presto fatto. Il 90% del gruppo dirigente del Pd è contrario ad un'alleanza con il M5S". Per il ministro della Giustizia "oggi un'avveduta dirigente come la Presidente della Regione Umbria, una regione un tempo definita rossa, nella quale (certo non per colpa sua) il Pd non ha conquistato un solo collegio uninominale, sente il bisogno di chiedere un referendum su questo tema. Il referendum nel Pd non serve. Il referendum sul Pd c'è già stato. Siamo al 18%. Un solo punto sopra la Lega di Salvini. Alla direzione dobbiamo parlare di questo, delle ragioni profonde di questa disfatta elettorale".
Per quanto l'addio alla segreteria di Renzi, Orlando, intervistato a Porta a Porta, precisa:"Le cose sono due: o uno non si dimette perché legittimamente ha vinto le primarie o non si ritiene responsabile o uno si dimette e si deve trovare un altro assetto: io credo che le cose si vadano a incanalare in questo senso". "Penso - aggiunge il guardasiglli - ci sarà una sorta di reggenza o di gestione collegiale. Altrimenti è una cosa che non sta in piedi: il nostro statuto non prevede che uno si dimetta dopo la formazione del governo. Si va a una direzione in cui la relazione sarà fatta dal vicesegretario".
La risposta di Emiliano a Calenda
Chi insiste per un'alleanza con i grillini è, infatti, soltanto il presidente della Puglia, Michele Emiliano, che oggi ha definito una "bestialità" la sostituzione di Renzi con Carlo Calenda alla segreteria del Pd. Secondo lui "il Paese non ha possibilità di attendere lunghe trattative. Si deve sapere subito che il Pd sosterrà lo sforzo di un governo M5S".
"C'è bisogno di evitare la saldatura di un popolo sofferente, rappresentato dagli 11 milioni di voti ai 5 Stelle, con le destre, con l'astensionismo e con la perdita di speranza. Il Pd - conclude Emiliano - ha questo compito storico. Milioni di persone, al Sud, hanno votato 5 Stelle e io non posso essere sordo a questo indirizzo".
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