"Minority Report" è arrivato tra noi: e ora possiamo leggere il pensiero

Neuroscienziati inglesi sono riusciti a prevedere le azioni di 4 cavie umane

"Minority Report" è arrivato tra noi:  
e ora possiamo leggere il pensiero

Ora che finalmente «si può leggere il pensiero», riusciremo a sapere cosa frulla nella testa di Flavia Vento?
Scherzi a parte, l’argomento è serio. E assai suggestivo. Del resto basta digitare su Google le parole «lettura del pensiero», per scoprire come il tema affascini da tempo autorevoli équipe neurologiche di mezzo mondo. L’ultima ricerca in stile «Minority Report» (il film di Spielberg dove la polizia riesce a prevenire i reati leggendo in anticipo nelle menti dei potenziali criminali) porta la firma di un gruppo di ricercatori dell’University College di Londra.

Gli studiosi britannici giurano di essere riusciti a «indovinare i pensieri di un uomo guardando dentro il suo cervello». Premesso che il verbo «indovinare» non risulta molto scientifico, cerchiamo di capire qualcosa analizzando le tre fasi principali dell’esperimento.
Fase uno: una squadra ha esaminato con degli scanner speciali il flusso di sangue nelle varie aree del cervello, in particolare dell’ippocampo dedicata alla conservazione delle immagini e dei ricordi.

Fase due: addestrando quattro volontari esperti di realtà virtuale gli specialisti hanno verificato quali aree si attivavano simulando varie attività (camminare, mangiare, fare l’amore ecc).
Fase tre: dopo aver visualizzato le immagini del cervello risultanti dalla risonanza magnetica funzionale, i medici sono stati in grado di dedurre cosa le cavie stessero pensando di fare.

Ma a cosa sarebbero mirate queste tre fasi? «Lo sviluppo delle tecnica potrebbe portare applicazioni interessanti in vari settori, a cominciare dalla lotta all’Alzheimer», sostengono i neuroscienziati inglesi. Particolarmente ottimista si mostra la professoressa Eleanor Maguire del Wellcome Trust Centre for Neuroimaging: «Grazie alle immagini ottenute dalla scansione di aree cerebrali che si attivano quando ci spostiamo, è stato fatto un passo avanti nella lettura della mente». I dettagli dei test, pubblicati sulla rivista Current Biology, consentono virtualmente di farci sentire parte integrante di una fantastica «Generazione Minority Report».

Ma quanto «fantastica»?

Al momento la tecnologia funziona solo con volontari e il ricercatore Demis Hassabis ritiene che ci vorranno almeno 10 anni prima che sia possibile applicarla nella medicina legale: «Ci vorrà molto tempo prima di leggere i pensieri di qualcuno, laddove queste persone non vogliano cooperare». Nell’attesa, meglio che ognuno pensi per sé.

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