Mister Di Chiara allenatore col figlio al seguito

Gian Piero Scevola

Se la bella favola dei Maldini è arrivata alla terza generazione, quella dei Di Chiara è sulla strada buona. Un padre, Stefano, 49 anni, che dopo essere stato un discreto calciatore (Lazio, Cremonese, Lecce, Genoa, Cagliari) si è messo dal 1991 a vagabondare sulle panchine di serie B e C. Il fratello Alberto, difensore di sacchiana memoria, è entrato nel «sancta sanctorum» del Parma con tante coppe conquistate e 7 presenze in nazionale. Il terzo della Di Chiara dynasty, Diego, 24 anni, figlio di Stefano e nipote di cotanto zio, è al seguito del papà che, ovunque vada (o quasi), se lo porta appresso. Basta verificare le ultime quattro panchine di Stefano Di Chiara: Novara, Taranto, Legnano e, da 10 giorni, Pistoiese in C1 ed ecco che si scopre che anche Diego era nella rosa di quelle squadre, quasi sempre schierato come titolare e autore di ottime prestazioni, e lo è anche ora a Pistoia. Almeno in questi casi Diego non si permetteva di dire: mi manda papà ma «anzi sono costretto ad allenarmi e impegnarmi in modo quasi disumano», il suo grido di dolore.
Sorride papà Stefano (da sempre soprannominato per la sua severità “il Comandante”) alle lamentazioni del figlio. «Certo che da lui pretendo di più», afferma. «Non voglio venga detto che faccio favoritismi per uno di famiglia. Ricordo che a Legnano, al termine del primo tempo, negli spogliatoi cicchettai solo Diego perché la squadra non stava giocando come volevo io. "Da te pretendo tre, agli altri chiedo solo uno", gli gridai in faccia. Tutti capirono e vincemmo la partita». Già, però portarselo sempre dietro è comunque un fatto singolare. «È singolare invece che nessuno di noi abbia un procuratore, in un mondo dove tutti, anche i ragazzi delle giovanili, ormai l’hanno», ribatte deciso Di Chiara senior. «Io mi sono sempre dovuto arrangiare e anche Diego. Ecco perché, a Novara, Taranto, Legnano e ora a Pistoia quando i vari presidenti m’hanno chiesto di mettere mano alla rosa della squadra, spendendo poco, sono andato sul sicuro: Diego non costa niente, solo lo stipendio; è un centrocampista incontrista di buon rendimento, so cosa può dare alla squadra e quindi lo facevo prendere. Anche adesso, a Pistoia, è capitata la stessa cosa: occorreva uno in mezzo al campo a fare argine e ho fatto arrivare mio figlio che era disoccupato e in cerca di sistemazione». E i risultati si sono visti subito, perché in coppa Italia di C la Pistoiese ha battuto 2-0 il Foligno, ribaltando il 2-1 dell’andata e accedendo così ai sedicesimi della manifestazione.

«Ci volevano i Di Chiara per far ritornare la Pistoiese al successo», gongola il tecnico. «Erano sette mesi che a Pistoia non vedevano una vittoria e ora è arrivato un pareggio 0-0 col Foggia, il 2-0 sul Foligno e lo 0-0 con la Lucchese di Gigi Simoni».

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