Stilisti e poltrone. Ecco il valzer degli adii

Tutto comincia con le dimissioni di Hedie Slimane da Celine, ma il ballo andrà avanti ancora molto

Stilisti e poltrone. Ecco il valzer degli adii
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Il valzer delle poltrone nel mondo della moda ha ormai preso il ritmo scatenato dell'hip hop. Dalla fine delle sfilate meno di un mese fa ci sono state le dimissioni di Hedi Slimane da Celine, storico marchio francese controllato dal Gruppo LVMH (Louis Vuitton Moet Hennessy) in cui lavorava dal 2018 con risultati eccezionali tipo il raddoppio dei ricavi fino a 2,5 miliardi di euro.

Al suo posto arriverà dai primi di gennaio Michael Rider, ex direttore creativo di Polo Ralph Lauren sconosciuto ai più ma con una solida esperienza nell'ufficio stile di Celine dove ha già lavorato sotto la guida di Phoebe Philo. Pochi giorni dopo c'è stato anche l'annuncio dell'addio di Kim Jones a Fendi, una cosa che tutti si aspettavano da tempo visti gli scarsi risultati ottenuti dal designer inglese alla guida del brand romano. Ma mentre lui per ora resta direttore creativo della parte maschile di Dior, Fendi il prossimo luglio festeggerà un secolo di storia con una mega sfilata di alta moda a Roma e quindi non può rimanere senza una salda direzione artistica.

Si fa infatti con insistenza il nome di Pierpaolo Piccioli che ha lasciato Valentino lo scorso marzo ed è stato sostituito da Alessandro Michele.

Sul suo conto circolano voci d'ogni tipo tra cui quella altamente improbabile di una staffetta con Sabato De Sarno alla guida di Gucci, comunque i bene informati dicono che entro una, massimo due settimane festeggeremo il ritorno di PPP sullo scacchiere della moda mondiale. Intanto la bravissima Sarah Burton è approdata da Givenchy a un anno esatto dal suo commosso addio ad Alexander McQueen, marchio che ha egregiamente diretto per anni dopo la tragica morte del fondatore che in mezzo a tutto era anche il suo miglior amico. Qui è arrivato il giovane Sean McGirr mentre Haider Acherman ha preso il posto di Peter Hawkings da Tom Ford a meno di un anno dalla sua nomina. Purtroppo in panchina sono rimasti svariati fuoriclasse come Riccardo Tisci (ex Givenchy prima e Burberry poi) oppure Frida Giannini (per 12 anni ai vertici di Gucci) senza dimenticare Walter Chiapponi che ha lasciato Tod's dopo quattro anni e Blumarine dopo una sola sfilata.

Nel marchio rilevato da Marco Marchi, proprietario anche di Liu Jo è arrivato da pochissimo David Koma, stilista georgiano di stanza a Londra dove ha studiato alla prestigiosa St Martin's School. Resta comunque vuota la prestigiosa poltrona di Chanel dove il popolo della moda avrebbe volentieri installato Hedi Slimane nonostante le dichiarazioni al fulmicotone di Bruno Pavlovsky, direttore delle divisioni moda e accessori del brand che lo scorso marzo ha detto alla stampa francese: «Chanel non prenderà mai un designer che fa sempre le stesse cose in tutti i marchi per cui lavora».

A questa uscita lo stilista che tra l'altro è figlio di un bancario francese di origini tunisine e di una sarta italiana, ha risposto con la più bella delle sue collezioni per Celine presentata a sorpresa durante l'ultima tornata di sfilate parigine con un film intitolato Un été français. Il finale era tutto un programma: diversi lampadari in cristallo cadevano fragorosamente a terra dopo il passaggio di una modella vestita come si dovrebbero vestire le clienti di Chanel oggi, ovvero con quello stile da alta borghesia francese un tempo definito BCBG (Bon Chic Bon Genre) che Slimane ha egregiamente fatto da Dior Homme, Saint Laurent e Celine. Sembra che i dissapori tra lui e Pavlovsky dipendano dalla sua richiesta di dirigere tutto (prét-à-porter, alta moda, accessori e profumi) per una cifra da capogiro. «C'è chi parla del 5% delle vendite oltre a un sontuoso stipendio» rivela una voce che vuole restare anonima anche perché poi lancia una vera e propria bomba.

Sembra che il prossimo maggio Maria Grazia Chiuri lasci la direzione creativa della parte femminile di Dior dopo 8 anni di grandi successi per realizzare un sogno che accarezza fin dai tempi della scuola: disegnare Chanel. Al suo posto arriverebbe Slimane prendendosi anche la poltrona di Kim Jones sull'uomo e la supervisione dei profumi. L'ipotesi è molto meno assurda del presunto ritorno di John Galliano chez Dior lasciando Margiela, il marchio in cui ha ritrovato se stesso e il suo talento visionario dopo il licenziamento della maison francese per un brutto episodio di antisemitismo.

È difficile credere anche che il giovane Jacquemus possa prendere in mano il timone di Chanel senza provocare qualche disastro, come ci sembra francamente irrealizzabile il passaggio di J.W. Anderson da Loewe a Dior. Certo Madame Chiuri ha una voglia matta di tornare a vivere a Roma.

E se lei molla il marchio che ha magnificamente guidato per 8 anni, Bernard Arnault deve tirar fuori un gran bravo coniglio dal cappello per sostituirla. Insomma ne vedremo ancora delle belle alla corte di re moda perché una cosa è certa questo valzer di poltrone non si fermerà tanto facilmente.

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