La bandiera del golf italiano è affidata al suo talento e ai suoi bastoni. Francesco «Chicco» Molinari, il solo nostro giocatore qualificatosi per l'evento, la reggerà in Scozia, a Carnoustie, sul campo del 136° British Open, terzo major stagionale, che andrà in scena da dopodomani a domenica. Ha ottenuto il diritto di partecipazione al torneo, che affonda le radici nella leggenda, con il decimo posto conquistato un paio di settimane fa in Inghilterra, nella gara di Sunningdale. Poi c'è stato il suo graduale avvicinamento a Carnoustie attraverso le tappe dello Smurfit Kappa European Open in Irlanda e il Barclays Scottish Open che si è concluso a Loch Lomond da un paio di giorni.
Ho parlato al telefono in queste ore con l'alfiere azzurro, raggiunto nel frattempo dalla novella sposa Valentina - che del «Chicco» è anche manager - , da mamma Micaela, da papà Paolo e da alcuni amici di famiglia. Il fratello Edoardo «Dodo» è impegnato altrove.
Allora, Francesco, come ti senti?
«La salute è buona, mi sento in forma dal 70 all'80 per cento. Però provengo da un bel lavoro che ho fatto qui in Scozia con Sergio Bertaina e quindi conto di presentarmi bene al British Open. E ci tengo tanto perché questo è il primo British Open e il primo major della mia carriera. E questo fatto, questa specie di battesimo, mi sta dando un'emozione particolare, talmente forte che non capisco ancora del tutto quello che sta per succedermi. E credo che sarò in questo stato d'animo, come di sottile lievitazione, fino a quando, giovedì, non salirò sul tee della 1 per cominciare l'avventura. Il British Open, esserne un concorrente, è un sogno che avevo fin da bambino e che poi ho coltivato da ragazzo. E quando i sogni si realizzano, sembra di vivere il coronamento di una bellissima favola. Questa è la mia favola».
Conosci il percorso di Carnoustie?
«Ci ho giocato due volte per il Tour. Ma per il British lo trasformeranno rispetto a come lo ricordo. È un bel campo che renderanno certamente difficile».
I tuoi favoriti (a parte te)?
«Non saprei... Qui ci sono i migliori giocatori del mondo. Tiger Woods è il campione uscente, perché ha vinto l'anno scorso a Liverpool doppiando il successo della stagione precedente. Che dire di me? Il mio primo obbiettivo, vista la qualità degli avversari, è il superamento del taglio. Entrare nei primi sessanta sarebbe già un buon risultato. Poi però, specialmente in occasioni del genere, può succedere di tutto: dal benissimo al malissimo. Ma, ripeto, questo è il primo British Open, il primo major della mia carriera e già il fatto di parteciparvi lo considero un premio. Mi auguro soltanto che un giorno io possa ricordarlo come il primo di una lunga serie».
Tiger Woods è un fresco padre: giocherà con una carica speciale?
«Un campione straordinario come lui sa sempre trovare i giusti equilibri tra le emozioni sentimentali e le massime tensioni agonistiche. L'ho già incontrato a inizio stagione a Shangai e sono arrivato tre colpi dietro di lui. So che qui a Carnoustie non sarà difficile riconoscerlo».
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